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Isaksen
Il problema sono i vecchi. Maurizio Sarri lo dice ogni volta che può: è soddisfatto da come i nuovi arrivati si sono approcciati alla dimensione, ma è deluso dal rendimento dei veterani. “Se qualcuno tornasse a rendere come nella passata stagione…” una frase che è un misto tra amarezza – per come è andata la prima parte di stagione – ed auspicio – per la seconda parte della stessa -. Non ci sono nomi e cognomi nelle accuse deluse di Sarri, ma non è difficile da leggere qualche nome tra le righe. Da Felipe Anderson a Ciro Immobile passando per Luis Alberto. Forse si salva Mattia Zaccagni che, nelle ultime sfide, si è messo in luce con gol e giocate di classe. Ma il senso è chiaro: la Lazio cambia ma non fa sintesi con quello che era prima. Cambia lasciando indietro tutto il resto. E non va bene.
Ma teniamoci il buono. La sfida contro il Frosinone ha messo in luce i primi tratti di bellezza di un nuovo corso. Gol ed assist del Taty Castellanos e gol ed assist di Gustav Isaksen. Se la sono passata tra di loro e l’hanno messa in rete tra di loro. C’è la loro firma nella vittoria contro il Frosinone e, forse, pure nel futuro laziale. Così come quella di Matteo Guendouzi e di Nicolò Rovella, altri due artisti del cambiamento biancoceleste.
Guai ad esaltarsi, adesso. Il cambiamento è lento e incerto, passa per tesi ed antitesi. Ci saranno altre debacle ed arretramenti: fa parte del gioco. Ma tanto vale abbracciarlo e sperare in esso. Il futuro è ora e si chiama Udinese: contro i friulani torneranno tutti in campo i nuovi. Da Rovella a Castellanos, da Guendouzi a Isaksen. Sperando nella mano dei vecchi. Che pure loro, volente o nolente, fanno parte del cambiamento. Una roba che si fa insieme.
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