Non c’è vaccino, si espandono i veleni. Lazio-Torino finisce 0 a 0 in campo, ma prosegue fra gli insulti in tribuna, negli spogliatoi e presto ancora nei tribunali. La Procura Federale ieri mattina ha subito aperto un fascicolo per decidere contro chi, in base a quanto trasmesso dai suoi ispettori, dagli articoli di stampa e dalle immagini, debba procedere ai deferimenti. La denuncia social d’Immobile ha prodotto una replica di Cairo oltre i limiti: «Anch’io so chi è Ciro, tornato due volte a Torino per rilanciarsi. Ci tenevo molto a lui, che all’ultimo mi ha fatto dire dal suo procuratore che non poteva restare per motivi personali». Riemergono vecchi rancori, stavolta vengono sbandierati. Immobile è furioso e vuole chiedere a Gravina l’autorizzazione per adire, fuori dalla giustizia sportiva, le vie legali. Intanto intorno al bomber si stringono tutti i laziali e dirigenti biancocelesti: «Ciro non è solo l’attaccante da 150 gol della Lazio, ma uno arrivato in punta di piedi, che si sacrifica per tutti, ed è il re dei valori. Un uomo vero e un orgoglio per la sua famiglia (sui social al suo fianco anche la moglie Jessica, ndr), la nostra gente e i nostri colori». E’ la difesa di Tare, inibito ieri dal Giudice Sportivo insieme al ds granata («espressione blasfema») Vagnati. Colpa delle rimostranze veementi al termine del primo tempo contro l'arbitro Fabbri. Secondo quanto scrive Mastrandrea, il ds albanese «è sceso nel tunnel e ha affrontato con toni minacciosi il direttore di gara e gli ha urlato irriguardose espressioni». Era successo anche al Maradona, Tare è recidivo, paga con 5mila euro di multa e l’inibizione sino al 31 maggio a rappresentare il club in tutti gli ambiti federali. Occhio però ai prossimi provvedimenti sulla stessa gara, che il Giudice Sportivo si è riservato in attesa di ricevere l’esito delle indagini e degli atti federali.
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Indagine Cairo-Immobile: a breve gli atti al Giudice Sportivo
Attesi i deferimenti, la Procura Federale sta esaminando i referti degli ispettori e anche le immagini
COMUNICATO
Non è stato un bel vedere né sentire martedì sera all’Olimpico. Senza prove, con le accuse sulla positività di Ciro, Cairo è uscito in prima persona allo scoperto. Ha gettato ancora fango pure sull’atteggiamento agonistico della Lazio che, pur non avendo più nulla da chiedere a questo campionato, ha messo il massimo impegno contro il suo Torino (a rischio retrocessione) sino all’ultimo. Dovrebbe essere plaudito questo spirito, fosse stato pure per togliersi un dente avvelenato o per aiutare Pippo Inzaghi a Benevento. Lo rimarca, la società biancoceleste, in un comunicato, denunciando ancora il comportamento di Cairo da diverso tempo: «Molto grave per il mondo dello sport, in violazione delle norme e fuori luogo. Proprio per questo tuteleremo il nostro capitano Ciro e il club, in tutte le sedi, dalle accuse infamanti che rispediamo convintamente al mittente. La nostra stagione purtroppo è stata accompagnata da una incessante campagna diffamatoria, che ha macchiato l’immagine sportiva della Lazio e ne ha condizionato i risultati. Non permetteremo che accada di nuovo».
Cittaceleste.it
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