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Immobile: “Orgoglioso dei 200 gol. Io e la Lazio non molliamo mai”

In occasione del 200° gol in maglia biancoceleste il capitano e bomber della Lazio Ciro Immobile si è raccontato ai canali ufficiali del club

La Lazio ha ritrovato il suo Re nel momento del bisogno. Ciro Immobile ha regalato alla squadra tre punti pesantissimi contro il Feyenoord, mettendo a segno il suo gol n°200 con l'aquila sul petto. Un traguardo importante che il capitano biancoceleste ha raccontato ai canali ufficiali del club: Un bel traguardo, molto importante. Mi preme ricordarlo ancora di più vista l'importanza perché è il 200°. Questo è uno di quei gol che pesa di più degli altri. È stato bello festeggiarlo così, con la nostra gente, con la squadra, il mister e il suo staff perché abbiamo un bel lavoro in quella partita. Sono davvero orgoglioso di questo traguardo”. 

Il tuo gol più bello con la Lazio?

“Esteticamente credo il colpo di tacco contro il Cagliari. È stato bello e poi è arrivato verso la fine della partita, balisticamente è stato un bel gesto”. 

E il più brutto?

“Ce ne sono stati tanti (ride ndr) di quelli brutti e sporchi che però sono serviti alla squadra. Ma è bello far gol in tutti i modi. Ora non ricordo, forse qualche palla che mi è rimbalzata addosso, sicuramente ne avrò fatti tanti così...”.

Da uomo cosa hai in comune con la storia della Lazio?

“Di non mollare mai ma di essere equilibrato nella sofferenza. E gli ultimi campionati hanno dimostrato che questa squadra lotta fino alla fine, riuscendo a raggiungere gli obiettivi anche nei momenti più difficili”. 

C'è una leggenda della Lazio con cui ti sarebbe piaciuto giocare? Per i lanci che faceva forse Veron?

“La Lazio ne ha avute tante nella sua storia. Era bello veder giocare sia Veron che Nedved ma allo stesso tempo mi sarebbe piaciuto giocare in attacco con Signori o con Salas, con il quale penso che avrei potuto giocare assieme per caratteristiche. Però ti dico Signori perché anche lui era un bomber ma gli piaceva anche passare la palla”.  

Qual è la più grande pazzia che ha fatto un tifoso per te?

“I tatuaggi, ne ho visti di ogni tipo. Grandi, piccoli, tatuaggi che coprono tutto il polpaccio. Questa è una follia... (ride ndr)”.

È più forte il Ciro Immobile da 41 gol della stagione 2017/18 o quello della Scarpa d'Oro?

“Tutte e due perché riuscivo a sfruttare al meglio ciò che accadeva nell'area avversaria. Ho avuto la fortuna di non avere problemi fisici, ero davvero una macchina infallibile. Capitano stagioni così, come stagioni in cui hai qualche problema. In realtà mi è piaciuta anche la prima stagione con Sarri, quella dei 27 gol in campionato, poi gli altri in Europa non li ricordo. Penso che sono riuscito a dare il massimo sia con Inzaghi che con Sarri”. 

La tua partita perfetta?

“Lazio-Borussia Dortmund. Gol e assist ad Akpa, che mi sta ancora ringraziando. Tutto perfetto”. 

Zeman, Sarri e Inzaghi, tre allenatori diversi che ti hanno dato tanto. C'è un punto di contatto tra loro?

“Sono molto diversi, Zeman è quello più indecifrabile. Perché quando tutto sembrava che andasse bene per lui era tutto sbagliato. Era indecifrabile e molto divertente. Mi sono trovato bene con tutti e tre, ognuno mi ha lasciato tante cose e ho cercato di prendere il meglio da loro, che a livello calcistico capiscono molto di calcio. Chi fuma di più tra Zeman e Sarri? Eh, è una bella lotta”. 

Il difensore che ti preoccupa di più da affrontare?

“Molte volte ho sempre detto Chiellini, perché al di là delle qualità che ha, anche dal punto di vista caratteriale è uno che non molla mai. Quindi è raro che abbia indecisione, molte volte è ciò che aspettiamo noi attaccanti nelle partite tese per usufruire di qualche errore. E con lui era veramente complicato”.

Da capitano hai mai convinto qualche calciatore a scegliere la Lazio? O ci sei andato vicino?

“Con Romagnoli ho fatto un bel lavoro, abbiamo parlato molto di quello che succedeva in quella finestra di mercato. Anche con la società molte volte ci siamo confrontati, non sulle decisioni ma sui comportamenti delle persone. Loro potevano scegliere 3-4 prospetti e la differenza la faceva se noi in squadra conoscevamo o meno che tipo di persona fosse”. 

Chi è il tuo miglior amico nel calcio?

“Ho molti amici e magari anche se non ci sentiamo so che sono persone che tengono a me e io a loro. Le prime amicizie le ho fatte a Pescara, come con Maniero, davvero un bravo ragazzo. Ci giocavamo il posto ma era più felice lui che io quando facevo gol. Poi Lorenzo Insigne. O Pellegrini della Roma, siamo molto legati. Può sembrare una cosa straordinaria ma quando siamo insieme si parla di tutto meno che di Lazio e Roma. Con Mattia Zaccagni ci confidiamo l'un l'altro, siamo molto legati e abbiamo un bellissimo rapporto. E poi con 'Gallo' Belotti perché abbiamo vissuto l'esperienza della Nazionale in camera insieme. Abbiamo vissuto l'Europeo, ci sono alcuni momenti che non si possono dimenticare”. 

C'è un compagno di squadra che ti ha stupito da subito?

“Quello che mi ha stupito è Nani, era impressionante”. 

Tu nel 2016 eri stato uno dei primi a sottolineare le qualità di Luis Alberto...

“Luis è stato eccezionale nel lavoro che ha fatto per riprendere sé stesso e la Lazio. All'inizio ha fatto tanta fatica ad ambientarsi, poi con il lavoro e le sue qualità è venuto fuori il giocatore che vediamo ora. Noi in allenamento avevamo visto quello che ci poteva dare. Poi se andava in campo che mentalmente non era ancora pronto era un danno per lui. Poi è venuto fuori il giocatore fantastico che è”. 

Cerci, Keita e Correa: accanto a te tutti hanno vissuto le loro miglior stagioni. È un caso?

“Cerco sempre di mettere la squadra prima di tutto, non è retorica. Anche lo stesso Caicedo, sia con lui che con Tucu abbiamo fatto delle stagioni importanti perché giocavamo insieme, come un tutt'uno. Mi piaceva anche che il mio compagno di reparto facesse gol”. 

Qual è il più grande sacrificio che i tuoi genitori hanno fatto per te?

“Lasciarmi andare via da piccolo, non era concepibile soprattutto nella mentalità di mia madre. Ha metabolizzato sei mesi dopo ma per lei era una cosa inaccettabile. Sì, mi ricordo la prima notte lontano da casa. I primi tempi sono stati duri però avevo tanta voglia, ero in un top club. Forse è stato più facile anche per quello”. 

Il numero 17?

“Nasce quando ero a Pescara perché la Serie B voleva i numeri dall'1 al 25. Quello era un numero che mi ha sempre attirato e lì lo scelsi. Ci sono particolarmente legato perché da quell'annata è partito tutto: sono stato capocannoniere e ho conosciuto mia moglie che è nata il 17. Quindi era tutto collegato, è un numero al quale sono molto legato”. 

Jessica è il tuo punto di forza. Avete trovato un equilibrio? In casa parlate o no di calcio?

“Dipende dai momenti. Jessica è molto ansiosa, la vive malissimo, è la prima tifosa. Ma da quello che mi raccontano le persone che vedono la partita con lei è molto ansiosa la vive male. Non ti dico quando vado a calciare un rigore, per lei è un dramma...”. 

Che padre cerchi di essere? E che effetto ti farà quando i tuoi figli vedranno i tuoi numeri?

“È bello poter far vedere ai miei figli, quando cresceranno, quello che ho fatto perché poi è storia questa. Non so cosa vorranno fare da grandi, cerco di essere una fonte d'ispirazione per loro per farli diventare delle brave persone. Gli insegnamenti che io e mia moglie gli stiamo dando sono la base di quello che si porteranno nelle loro vite. Come padre sono presente per quanto posso con gli impegni che abbiamo. Cerco di aiutarli con la scuola, le mie figlie grandi a ginnastica. Qualche partita fa avevamo giocato di sabato e lei domenica aveva un saggio. Sono andato a vederla e a lei fa piacere anche perché sa che i fine settimana è strano che ci sono. A loro fa piacere che li seguiamo, fa piacere a noi che abbiamo qualche passione. Mio figlio ha iniziato la scuola calcio ma non l'ho spinto io. Se vuole fare lo fa altrimenti per me è uguale”. 

Come li tieni al sicuro i trofei con i bambini per casa? Soprattutto la Scarpa d'Oro.

“Basta metterli in alto (ride ndr). Sicuramente non puoi tenere nulla ad altezza bambino perché Mattia e Andrea rompono tutto. Noi siamo soliti a fare l'albero di Natale prima però non so se arriverà a Natale l'albero. Andrea ha già rotto tre palline... I premi abbiamo deciso di metterli in alto ma Mattia gioca a calcio in casa e comunque è pericoloso”. 

Hai un hobby che ti piacerebbe coltivare?

“Mi piace molto pescare, d'estate praticamente sempre. Mi rilassa molto, c'è poca gente. È un hobby che ho coltivato anche qui a Roma, con qualche magazziniere siamo andati insieme a pescare. È una cosa che mi piace molto”. 

Sei un grande tifoso della Ferrari. Provedel ha detto di rivedersi in Sainz, tu ti rivedi in qualche pilota?

“Le carriere dei piloti sono molto particolari. Per loro è dura perché ci sono soltanto 20 piloti per 10 macchine e avere un posto in Formula 1 è veramente dura. La nostra storia è un po' diversa dalla loro. Ma ci sono piloti che mi attirano molto, come Leclerc o Hamilton, che sono i due piloti che mi piacciono di più. Leclerc per il talento che ha, Hamilton, al di là del talento, anche la grinta e la voglia che ha dimostrato di avere. Sono molto appassionato di Formula 1 e le loro storie sono importanti”. 

Crea l'attaccante perfetto.

“Il piede destro di Batistuta, il sinistro di Adriano, il colpo di testa di Trezeguet, l'opportunismo di Inzaghi e la tecnica di Ronaldo il Fenomeno”. 

Esiste secondo te un nuovo Immobile? Qualcuno in cui ti rivedi...

“Ho sempre risposto a questa domanda che non dipende molto dalle caratteristiche. Ce ne sono molti anche più bravi, più forti ma quello che conta di più è la continuità. È quella che non ti fa mai perdere la fiducia, la voglia di migliorarsi, di raggiungere altri record, altri obiettivi. Tutti possono fare 20 gol in un campionato, ma farne 20 in cinque campionati non è da tutti. Questa è la continuità di cui parlo io, perché a livello di qualità ce ne sono molti bravi ma poi serve la continuità. L'attaccante deve fare gol”. 

Tra 20 anni sarai un uomo felice se? E al Ciro bambino cosa diresti?

“Se una volta finito col calcio avrò raggiunto gli obiettivi che mi sarò prefissato dopo il ritiro. Al Ciro bambino direi di fare tutto che hai fatto fino a questo momento perché va bene così”. 

Alla Lazio cosa auguri?

“Di continuare a crescere. Da quando sono arrivato ho visto dei miglioramenti pazzeschi. È una squadra che può ambire a raggiungere obiettivi importanti nel breve periodo e di imporsi come squadra top a livello mondiale”.

 


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