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Ciro Immobile
Rispondere alle critiche come ha sempre fatto. Sul campo, a suon di goal e prestazioni. Senza parlare, senza lasciarsi andare a dichiarazioni che avrebbe comunque tutto il diritto di fare. Ma che stonerebbero con il professionista esemplare, con la fantastica persona che ha sempre mostrato di essere. Questo il compito di Ciro Immobile alla ripresa del campionato. Il capitano dovrà trascinare la Lazio nella rincorsa all’Europa League in questo delicatissimo rush finale di stagione. E, perché no, anche pensare ai numeri personali. Li abbiamo elencati tante volte e non ci stancheremo mai di farlo. Oggi, però, ne bastano due.
Quali? Il tre e il quattro. Numeri raggiungibili riuscendo ad avere la meglio nel duello da capogiro con Dusan Vlahovic. Sono 21, per il momento, le reti per entrambi i giocatori. Con la differenza che Ciro ha giocato tre gare in meno del serbo. Ne rimangono otto da qui alla fine della stagione, poi arriverà il verdetto definitivo. In caso di successo, Immobile conquisterebbe per la terza volta il titolo di capocannoniere con la maglia della Lazio. Staccherebbe così Piola, Chinaglia e Giordano - per gli ultimo due, uno dei due titoli in B - raggiungendo in vetta Beppe Signori. Ma staccherebbe anche Boffi, Meazza, Platini, Pruzzo, Pulici, Riva e Signori nella classifica dei plurivincitori estesa a tutta la Serie A. Portandosi, contando il successo con il Torino, a quattro: a una sola lunghezza da Gunnar Nordahl.
Si ripartirà da qui, dalla rincorsa alla storia e da tutto l’affetto del mondo Lazio. Ieri a Formello ci ha pensato Sarri con una chiacchierata a rincuorare Ciro, deluso dall’esito degli spareggi Mondiali e amareggiato dalle critiche. Poi è stato il turno dei compagni. Sabato infine, contro il Sassuolo, sarà il momento dell’Olimpico. Per dare a Immobile tutta la carica necessaria per trascinare la Lazio verso l’Europa League. E, salvo sorprese di Mancini e ripensamenti di Ciro, per poi indossare un’ultima volta la maglia Azzurra a giugno, nella finalissima con l’Argentina. Magari decidendo la finale, per lasciare tutti con il rimpianto di aver avuto un grande attaccante senza però mai metterlo nelle migliori condizioni in Nazionale.
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