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Guendouzi: “Alla Lazio sono felice e soddisfatto. L’ho scelta perché…”

Guendouzi
Lunga intervista di Matteo Guendouzi, che si racconta e che svela i motivi che l'hanno portato, l'estate scorsa, a scegliere i biancocelesti
Edoardo Benedetti Redattore 

In un'intervista concessa al portale francese CARRÉ, il centrocampista biancoceleste Matteo Guendouzi si è raccontato, tornando anche sulla sua decisione, l'estate scorsa, di scegliere la Lazio. Queste le sue parole.

“Quando ero più piccolo mi piaceva molto fare tanto sport. Un po’ di calcio, un po’ di judo e un po’ di karate, perché mio padre è un insegnante di karate. Quindi è un qualcosa di famiglia. Lo facevo due-tre volte alla settimana, gli altri giorni mi allenavo a calcio. Cercavo di far convivere le due cose, durante i weekend mi dividevo tra gli sport. Me la cavo anche nel karate, una volta sono arrivato 3° nei campionati in Francia. L’ho praticato fino a 13 anni, poi ho dovuto fare una scelta tra il calcio e il karate e ho scelto di continuare nel calcio. Penso di aver preso la decisione giusta (ride, ndr).

Ho dovuto scegliere quando ci si inizia ad allenare tutti i giorni. Dovevo anche studiare, quindi non avevo più tempo per praticare anche il karate. Ho dovuto scegliere e il calcio ha preso il sopravvento. 

Sono due sport totalmente diversi: il calcio è uno sport di squadra, il karate è uno sport individuale. Se nel karate perdo un combattimento è solo colpa mia, vuol dire che l’avversario davanti a me è stato migliore. Nel calcio puoi fare una buona partita individualmente ma la squadra esce sconfitta. Il karate però mi ha dato questa mentalità, che è un tratto distintivo della mia personalità. Sì, il lato competitivo, di voler vincere e migliorarsi sempre. E l’ho trasmesso nel calcio. 

I miei capelli? Vengono tutti da parte di mia mamma. Ho sempre avuto i capelli lunghi e ricci, fin da giovanissimo. Mi dicevano che sembravo una ragazza, ma a me questo taglio è sempre piaciuto e continuerò ad averlo. Eravamo ragazzi, ci scherzavano su. Ricordo che sia io che un giocatore del settore giovanile del Lille avevamo questo taglio e dicevano: la ragazza del PSG e la ragazza del Lille… (ride, ndr). 

Quando ero piccolo vivevo a Saint-Germain. Ho cominciato a giocare per il PSG molto giovane, ho fatto tutta la trafila lì. Poi mi hanno offerto un contratto di 3 anni, lì ho cominciato a realizzare che stavo iniziando a entrare in una struttura professionistica che poteva permettermi di realizzare il mio sogno. Mi sono fatto molti amici lì: Diaby, Edouard, Zagadou… Con loro mi sento ancora ogni tanto. Eravamo davvero un’ottima squadra, molti di loro hanno firmato un contratto da professionista e stanno giocando ad alti livelli. 

Perché ho lasciato il PSG e sono andato al Lorient? Dovevo fare una scelta nella mia carriera. Il PSG aveva cominciato ad acquistare tante superstar, io ho scelto di lasciare il Paris perché volevo cominciare ad affermarmi rapidamente nel calcio professionista, sposando un progetto per i giovani. Il Lorient mi ha invitato a un torneo, sono stato eletto miglior giocatore e poi mi hanno proposto un contratto triennale. Ho parlato per 5-6 ore con Lebris, l’allenatore dell’epoca. Mi ha insegnato tanto tatticamente, quando ero nell’U17 ci faceva già vedere dei video d’analisi degli avversari. Nei miei 3 anni lì è come se fossi rimasto per 6-7 anni: ho imparato così tanto tatticamente, tatticamente e nella vita quotidiana. Una persona veramente tanto importante per me. 

Dopo il periodo al Lorient dovevo scegliere: ho parlato con tanti club. C’erano la Roma, il Borussia Dortmund, il PSG… Ho dovuto fare una scelta e la soluzione migliore era l’Arsenal in quel momento. Ho parlato tanto con Emery, credo sia davvero la persona che ha fatto la differenza nella mia scelta di andare a Londra. Credeva davvero nel mio potenziale e a me piace il suo stile di gioco. Quindi non ho pensato troppo, l’Arsenal poi è un club speciale per la Francia visto il passato: Thierry Henry, Robert Pires, Patrick Vieira, Arsene Wenger…

Dopo l’Arsenal, il prestito all’Herta Berlino, ho ricevuto una chiamata dal mio agente che mi parla dell’interesse del Marsiglia. Parlo con Sanpaoli e Longoria, mi hanno sorpreso. Non ho esitato un secondo: ho firmato a luglio ma la decisione l’avevo già presa ad aprile-maggio. E’ stata una delle decisioni migliori della mia carriera.  

Dopo il Mondiale poteva riprendermi Emery all’Aston Villa? Vero, avevo diverse richieste dopo la Coppa del Mondo ma volevo finire la stagione al Marsiglia, perché avevamo l’obiettivo di qualificarci in Champions League. Perché ho deciso di lasciare l’OM? La domanda dovrebbe essere: perché ho deciso di firmare per la Lazio?

Il mio trasferimento era legato al fatto che io ero venuto per uno stile di gioco con Sampaoli, che era davvero adatto a me e con cui avrei potuto rendere al meglio in campo, per aiutare la squadra e mostrare tutte le mie qualità. Ho avuto l'opportunità di andare alla Lazio con un grandissimo allenatore. Si tratta di un grande club italiano che l'anno scorso giocava in Champions League.

È stata una scelta ponderata, sono felice alla Lazio e sono molto soddisfatto. Sapevo che mi volevano. Hanno mostrato davvero un forte interesse. Mentre parlavo con loro, ho fatto alcune ricerche e ho capito che fosse una buona scelta. Il fatto che giocassero in Champions League e con un grandissimo allenatore come Sarri mi ha fatto venire ancora più voglia di andare alla Lazio”.