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Gila: “Vogliamo tornare in Champions. Lazio, qui sono felice ma…”

Edoardo Pettinelli Redattore 
Le parole del calciatore spagnolo, che in una lunga intervista si è esposto su diversi argomenti. Su Sarri: “Uno spettacolo, poi anche lui…”

Lunga intervista concessa Mario Gila ai microfoni di Relevo. Il centrale della Lazio si racconta in patria tra obiettivi stagionali, sogni e ambizioni per il futuro e non solo. Queste le parole del biancoceleste: “Il nostro obiettivo è andare avanti partita per partita, ma in futuro abbiamo le possibilità e il livello per arrivare in Champions League. Lo abbiamo fatto un paio di anni fa e vogliamo farlo di nuovo. È vero che negli ultimi anni c’è stata molta concorrenza, come Bologna o Napoli. Il livello della Serie A è cresciuto tantissimo ed è bello perché ci sono tante squadre che lottano per l’Europa.

Stiamo riuscendo ad avere continuità in tutte le competizioni, anche in Coppa abbiamo battuto il Napoli. Siamo 20 giocatori, tra una gara e l'altra facciamo riposare qualcuno e tutti si presentano al 100% e dimostrano il loro livello. Non dobbiamo essere troppo sicuri di noi stessi perché dobbiamo essere tranquilli, ma ci godiamo le cose positive.

Sarri è un allenatore spettacolare, unico sotto l’aspetto difensivo, studia tutto al millimetro e mi ha aiutato molto a crescere. Dopo tre anni la squadra aveva bisogno di un cambiamento È lui ad essersene accorto per primo e si è fatto da parte.

L'inizio alla Lazio? È stato molto difficile per me. Sono arrivato con molte aspettative. Venivo praticamente da Disneyland perché ero a Madrid e lì tutto è rosa e, fuori, sembra che tu debba sempre giocare e invece ti sbagli. Nel precampionato ho fatto bene ed ero il terzo centrale, ma ho commesso degli errori dovuti alla mancanza di maturità. E non è come al Castilla, dove sai che hai la tua posizione ed è difficile che ti tolgano. Questo è un club storico, in Serie A e devi vincere. Forse perché non ero pronto al 100%, ho avuto delle brutte partite e l'allenatore ha deciso di farmi sedere in panchina e non darmi fiducia.

Ho continuato a lavorare, ma ho avuto momenti molto difficili. Ero molto incasinato e ho dovuto cercare aiuto psicologico fuori dal club. È stato un processo. Sono migliorato gradualmente, sono stato paziente e ho pensato che il mio momento sarebbe arrivato. Anche se avevo dei dubbi sulla decisione, perché forse avevo fatto un salto troppo grande... Per un ragazzo di 22 anni sembra che tutto possa essere distrutto in qualsiasi momento. È stata dura, ma mi ha migliorato molto come persona e ora la vedo in modo positivo, come un'esperienza di apprendimento.

Futuro? In questo momento sono felice di essere qui. Dopo, qualsiasi cosa accada, sono pronto ad ascoltare tutto. Ho delle ambizioni e se ci saranno delle opzioni, le ascolterò e le valuterò. Ma sono molto felice qui, la squadra mi stima, va tenuto in considerazione. Nazionale? Sono molto emozionato, mi piacerebbe andare in Nazionale. È un altro sogno che ogni bambino ha. Non ho fretta, quando dovrà arrivare, arriverà. Devo continuare a dimostrare il mio livello e quando De La Fuente riterrà che devo fare il passo, lo farò.

La sconfitta contro l'Inter? È stata una partita difficile perché nella prima mezz’ora siamo stati abbastanza bravi. Avevamo la partita sotto controllo. Abbiamo commesso l’errore di dargli un rigore e loro hanno guadagnato quel punto di fiducia che ci ha fatto rallentare un po’. Mi è sembrato un risultato esagerato, ma è merito loro e dobbiamo lavorare perché non si ripeta.

Patric e Pedro? Sì, sono stato molto vicino a loro da quando sono arrivato. Con Patric vivo più momenti fuori dal campo perché siamo più simili, ma con Pedro lo stesso, è una persona incredibile, e come giocatore non parliamo nemmeno di questo. Sono molto contento del livello che stanno dimostrando entrambi, soprattutto di Pedro, che a 37 anni si sta dimostrando un leader.

La Serie A? Facendo un paragone con la Premier League e la Liga, penso che sia come giocare a scacchi. Le partite si vincono con la tattica. È vero che i giocatori hanno sempre più qualità e c'è più uno contro uno, ma le partite sono decise dalla tattica piuttosto che dall'individualità di giocatori come Lamine Yamal, Vinicius o Mbappé. L'attaccante che mi ha dato più problemi? Un attaccante che mi piace molto e che mi ha complicato la vita è Joshua Zirkzee, che era al Bologna ed è passato al Manchester United. Ora non gioca molto, ma per me è stato un giocatore spettacolare, per come si abbassava a ricevere e per come andava d'accordo con i compagni”.