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Gila
Ai microfoni dei canali ufficiali del club biancoceleste, Mario Gila si è raccontato in una lunga intervista, in cui ha espresso la volontà di segnare un'epoca come fece Nesta. E' innamorato di Roma e della Lazio, il suo idolo invece è Sergio Ramos, con cui ha anche giocato nella sua esperienza con il Real Madrid. Di seguito, le sue parole integrali.
Si riparte dopo la sosta, c'è il Bologna. Che gara ti aspetti?
«Sarà una partita difficile. Le gare dopo la sosta sono sempre insidiose, dovremo essere concentrati sulla partita, con il pensiero di conquistare i tre punti. La squadra di Italiano ha molte qualità, come testimonia il rendimento dello scorso campionato. Ora non hanno ottenuto gli stessi risultati ma il loro stile di gioco può crearci tanti problemi».
Cosa deve pretendere la Lazio dalle ultime gare del 2024?
«Dovremo mantenere la stessa grinta delle ultime partite, lottando fino all'ultimo. Ci aspettano avversari non focili, avremo bisogno di tutti. Servirà unione, cercando di mantenere sempre il nostro stile di gioco. Solo cosi potranno arrivare ancora risultati importanti»
Comunque finirà, per te rimarrà un anno indimenticabile a livello sportivo.
«Mi è cambiata la vita. Il 2024 è stato bellissimo, ora spero di finirlo bene sia a livello di squadra che a livello individuale. Ho vissuto tante emozioni e sono riuscito a realizzarmi come calciatore, crescendo molto rispetto al passato».
Stai vivendo il tuo terzo campionato con la Lazio, cosa senti di avere in comune con il Dna di questo club?
«Ringrazio la Società, sono in debito con tutti e con i tifosi. Sento un sentimento di appartenenza, la Lazio ti fa vivere emozioni mai provate prima, dubito che un altro club riesca a regalartele. Sono contento di essere qua».
Qual è stata finora la tua partita perfetta?
«Probabilmente Lazio-Bologna dello scorso anno, anche se abbiamo perso, e la gara in casa contro il Celtic, il mio debutto in Champions League. Vorrei invece rigiocare la gara contro l'Inter in Supercoppa italiana, dove avremmo potuto fare meglio».
Chi è stato il tuo primo idolo?
«Sergio Ramos e lo sarà sempre. Amo tutto di lui, il suo stile di gioco, come carica la squadra, quello che trasmette. Ho avuto la fortuna di potermi allenare con lui. Ora invece mi piace molto Gvardiol del Manchester City».
Nasci a Barcellona ma ti imponi nel Real Madrid...
«Due città opposte, me lo dicono in molti. Se fosse arrivata prima la proposta del Barcellona, probabilmente avrei accettato per non allontanarmi da casa. Per fortuna però ho avuto la chiamata del Real Madrid, il miglior club del mondo. Per me è stato bellissimo».
Perché vince quasi sempre il Real Madrid?
«Merito del Dna del club. Tante squadre hanno grandi calciatori ma la loro energia è incredibile, gli permette di realizzare ni-monte impossibili. Quando sono sotto, sanno che con un gol tutto può cambiare».
Ti porti dentro un consiglio ricevuto ancora oggi?
«Mi sono rimasti impressi gli atteggiamenti, come ad esempio i campioni in rosa gestivano ogni tipo di situazione, in campo e fuori. Poi ovviamente anche Ancelotti mi ha dato consigli preziosi».
Il compagno di squadra più forte?
«Toni Kroos. Non rubava l'occhio come gli altri ma faceva vincere le partite dettando il ritmo della partita, era una follia come giocatore. Il talento di Isco invece è andato un po' sprecato, aveva una qualità pazzesca, eccezionale. Purtroppo i tanti infortuni hanno condizionato la sua esperienza al Real Madrid».
Perché indossi la maglia numero 34?
«Sono molto scaramantico, avevo quel numero quando debuttai con il Real Madrid. E in quell'annata, il club aveva vinto 34 campionati spagnoli, prima di conquistare il 35°. Mi è sembrata una connessione, mi ha colpito».
Dopo Messi e Ronaldo, di chi è il futuro?
«Penso a Lamine Yamal, Casadó, Foden, Palmer, Wirtz e Bellingham. Messi e Ronaldo però rimarranno sempre come dei per me».
In chiave Serie A invece chi ti intriga?
«Mi piace molto Nico Paz del Como però in passato ho condiviso molto con Bernabé del Parma, è un top, è bravissimo. Sono felice che ora giochi nella massima serie, se la merito».
La tua passione che nessuno sa?
«Adoro la musica e giocare al computer, sono molto nerd sotto questo aspetto (ride, n.d.r.). Poi ovviamente ho la passione per le macchine, Da piccolo guardavo tanta Formula 1 con mio padre e mio fratello. Cosi mi promisi che se un giorno avessi avuto la possibilità di prenderne una di livello, lo avrei fatto. Ed è andata cosi».
Ti piace Roma?
«Sono innamorato della città. Mi piace il cibo, la gente, la Lazio. Mi piace anche il pensiero che c'è del derby. Amo vivere la città sotto tutti gli aspetti. Ha tanta storia dietro. Sono contento di vivere qui, sognavo anche di imparare l'italiano quando ero in Spagna e l'ho fatto».
Sei bravo in cucina?
«Me la cavo, ho iniziato a vivere da solo da quando avevo 17 anni quindi mi sono dovuto arrangiare. Adoro le lenticchie spagnole, il piccante, poi mi fa impazzire la 'nduja. Qui invece amo la carbonara, il piatto numero uno».
Come vorresti essere ricordato in futuro dai tifosi della Lazio?
«Come Nesta, vorrei essere ricordato in quel modo dai tifosi. Sicuramente con uno stile diverso, però ecco, segnare un'epoca. Mi rimane in testa sempre lui, è arrivato alla Lazio che era un bambino ed è andato via come uomo. Tutto il mondo lo rispetta e lo ama».
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