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Stefano Fiore
Stefano Fiore, alla Lazio tra 2001 e 2004 con 133 presenze e 30 goal, proprio in biancoceleste fu precursore di Zaccagni. Mancini infatti lo spostò sulla fascia destra, un po’ come avvenuto ora con Sarri - sull’altra fascia - all’ex Verona. Proprio di questo, allora, ha parlato in una lunghissima intervista al Corriere dello Sport. “Zaccagni è un calciatore che mi piaceva anche prima del suo arrivo alla Lazio, viene da una grande stagione con il Verona. È arrivato a Roma e ha avuto bisogno di un periodo di adattamento. Ma adesso, superati gli infortuni che ne hanno rallentato l’inserimento, sta andando forte. Non mi sorprendere il suo rendimento.
Rispetto a me è un giocatore diverso, anche se alla Lazio occupa il mio ruolo. Per caratteristiche è molto più un esterno di quanto non lo fossi io, mi sono sempre sentito un centrocampista. È un calciatore duttile, sa esprimere il meglio se punta la porta e l’avversario in velocità. Sta dimostrato una grande condizione fisica. Ed eccelle nella tecnica in conduzione palla, qualità oggi molto ricercata. Penso sia un calciatore moderno, in grado di fare molte cose. In carriera ha giocato in diversi ruoli, è una prerogativa importante perché le partite cambiano e bisogna sapersi muovere. Dà questi vantaggi e penso potrebbe anche giocare da mezzala, come dice Delio Rossi, perché ha gamba e senso del gioco. Però lo preferisco da esterno: così riesce esprimere le sue qualità per poi chiudere l’azione o rifinire. Non ha il palleggio o il passo del centrocampista, mi sembra più un incursore.
In Nazionale si arriva tramite il club. Zaccagni non va sottovalutato. Tiene fuori Anderson e ha continuità, è un segnale per Mancini. L’infortunio di Chiesa apre spazi, Insigne non è nella sua migliore stagione. Con Berardi e Politano c’è anche lui. Sono ottimi giocatori, Mancini dovrà tenere tutti in considerazione. Negli spareggi conterà la condizione. La capacità di segnare bisogna avere in testa, arriva col tempo. Ora Zaccagni è in un club in cui tutto pesa di più. Anch’io quando arrivai alla Lazio ebbi difficoltà nei primi mesi, eppure giocavo come a Udine. Sarri fa bene a stimolarlo, ha 7-8 goal a stagione. Deve attaccare la porta, seguire l’azione sul lato opposto. In area bisogna entrare pensando che la palla arrivi o sfruttando il fattore sorpresa. Tra Zaccagni, Candreva e Mauri penso che mi somigli di più l’ultimo: era un centrocampista prestato alla fascia. Gli altri due hanno più passo”.
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