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Zauri
Sei stagioni e mezzo con l'aquila sul petto tra il 2003 e il 2013, 177 presenze e 6 reti. Nella sua carriera Luciano Zauri è stato un punto di riferimento della Lazio allenata da Delio Rossi, diventandone il capitano e giocando con la fascia al braccio l'avventura in Champions League.Davide Censi, Alessandro Nardi e Leonardo Tardioli hanno contattato in esclusiva l'ex difensore e capitano biancoceleste, intervenuto nella trasmissione di Cittaceleste TV "Sport & Notizie", in onda tutti i mercoledì dalle 21:00 alle 23:00. Di seguito il suo intervento.
Con la vittoria contro il Celtic è arrivata la qualificazione agli ottavi di Champions League. Che Lazio hai visto contro gli scozzesi?
“Il risultato era la cosa più importante per il passaggio del turno, che è un traguardo davvero importante. La Lazio è una squadra che sta facendo molta fatica in campionato, invece è diverso il cammino nel girone di Champions. Un ottimo risultato e una grande prestazione che può dare la scossa anche per il campionato che vede la Lazio in difficoltà. Quando si vince tutto diventa diverso, si passa da una cosa negativa a una fantastica. Speriamo che la Lazio possa prendere spunto da questo grandissimo traguardo per ripartire e fare qualcosa di diverso anche in campionato”.
La Lazio è riuscita a qualificarsi con un turno d’anticipo, a riprova delle qualità della squadra. Come giudichi il valore della rosa?
“Tutti noi, guardando la rosa a inizio campionato, abbiamo visto una Lazio migliorata in termini di scelte. Sicuramente ha perso un campione come Milinkovic-Savic ma in termini numerici la Lazio ha arricchito la propria panchina e il proprio organico. È una Lazio migliorata, questo è quello che ci ha detto la campagna acquisti. Al contrario del campionato in cui Sarri non è ancora riuscito a trovare i 13-14 giocatori da alternare per far sì che la Lazio possa offrire ottime prestazioni. Completamente diverso in Champions League, in cui ha offerto prestazioni magari non clamorose, però in termini di risultati ha conquistato la qualificazione agli ottavi con un turno di anticipo. Un traguardo che, probabilmente, nessuno avrebbe preventivato a inizio girone. Quindi complimenti alla Lazio, anche se in campionato deve rincorrere delle posizioni in classifica”.
Anche tu hai giocato la Champions con la Lazio in una situazione simile…
“In Europa spesso, quando è toccato a noi, è capitato che offrissimo prestazioni importanti ma poi perdevamo. La Lazio in Europa sta facendo delle prestazioni interessanti e vede anche di pari passo i risultati. È molto importante andare avanti in Champions. Anche in termini economici, perché non ci dimentichiamo quello che può portare a livello economico un passaggio del turno. Nonostante abbia una rosa arricchita in campionato non sta offrendo delle prestazioni importanti. Di conseguenza non arrivano neanche i risultati ed è costretta a rincorrere. Dall’altra parte, quando si gioca il martedì o il mercoledì si vincono partite importantissime, si passa il turno. Ed è normale che ci si interroghi un po’ su quello che potrà essere il futuro, sia in Europa che in campionato”.
Sarri prima della partita con il Celtic ha parlato di problematiche a livello ambientale. È una costante che c’era anche nella vecchia Lazio in cui giocavi tu. Come te lo spieghi?
“La Lazio sta cercando di capire cosa fare da grande. Sta cercando di fare il meglio: in campionato non ci riesce, in Champions sì. Può essere assolutamente soddisfatta del cammino fatto in Europa. E per quanto riguarda il campionato il cammino è talmente lungo che può tranquillamente risalire la classifica”.
Quale dei nuovi acquisti ti ha impressionato di più in questo inizio?
“Mi piace moltissimo Guendouzi. Isaksen è un giocatore mancino e i mancini piacciono sempre, rubano sempre l’occhio. Ha avuto poco spazio, sta cercando di imporsi ma non è semplice perché è l’alternativa a Felipe Anderson, che è un punto di riferimento per Sarri. Possono essere entrambi giocatori molto interessanti, insieme a Kamada. Anche Rovella sta offrendo delle ottime prestazioni. La rosa della Lazio è migliorata tantissimo rispetto allo scorso anno, perdendo sì un campione ma migliorando in termini di alternative. Soprattutto in mezzo al campo: quando fa dei cambi la Lazio non peggiora la sua forza. Sarri, probabilmente, oggi non ha un trio di titolari ma ha caratteristiche tecniche che può alternare di volta in volta”.
Immobile si è preso la scena ed è salito in cattedra nel momento più importante come fanno i grandi campioni. Eppure c’è sempre chi lo critica…
“Immobile è la Lazio. Qualcuno lo contesta ma il bello del calcio è anche questo. I giocatori vengono esaltati e vengono criticati quando sbagliano. Ma c’è un valore oggettivo del calciatore: parliamo del miglior bomber della storia della Lazio. Poi quando le cose non vanno bene o non offre prestazioni di grande livello può essere criticato come tutti i giocatori, ma non si può mettere in dubbio il valore del calciatore e del ragazzo”.
Come giudichi l’impatto di Castellanos? Ti aspettavi qualcosa in più da lui?
“Castellanos è un giocatore molto interessante, uno dei migliori acquisti della Lazio. Per atteggiamento e per qualità è un giocatore che sposta gli equilibri. Se gioca fa benissimo il suo mestiere. Da questo punto di vista credo che la Lazio sia migliorata in attacco. Immobile rimane il punto di riferimento ma Castellanos è riduttivo chiamarlo "alternativa"”.
Dall’attacco passiamo alla difesa: seconda partita consecutiva della coppia Patric-Gila da titolare. Come valuti la loro prestazione?
“La cosa migliore è far giocare insieme sempre gli stessi calciatori, per avere dei riferimenti e degli automatismi che spesso vengono meno quando si gioca poco insieme. Cosa che non è successa contro il Celtic: Gila e Patric hanno fatto un’ottima partita, senza subire gol. Nel sistema difensivo della Lazio di Sarri i 4 difensori più il play, in questo caso Rovella, sono a tutti gli effetti 5 difensori, perché tutti collaborano nella linea difensiva. E quando finisci una gara senza subire gol il portiere è contento e la fase difensiva è stata fatta ad hoc dall’intera squadra. Perché, sia quando si segna che quando non si subisce gol, il merito è di tutti”.
Come valuti l’apporto di Marusic, schierato spesso a piede invertito a sinistra?
“Marusic fa un po’ quello che facevo io, anche se con caratteristiche diverse. Avere un giocatore a piede invertito ti toglie qualcosa alle uscite, perché viene all’interno del campo, non avendo il piede forte che ti aiuta. Al tempo stesso però ti dà qualcosa in fase difensiva, dove puoi difendere all’interno col tuo piede forte. Alcune cose te le toglie e alcune te le dà, però Marusic compensa il tutto con una grande fisicità nella fase offensiva e nel gioco aereo. È un giocatore forte, lo vediamo ormai da qualche anno correre su e giù su quella fascia, è una presenza che fa sempre il suo e anche oltre”.
Ti aspetti qualcosa di più dal gioco della Lazio, avendo un allenatore come Sarri in panchina?
“Si, ci aspettiamo tutti quanti di più. A partire dai ragazzi che sono quelli che ci mettono la faccia e che pretendono molto da loro stessi. Il problema e, al tempo stesso, la qualità di questa squadra è che ha molte alternative in mezzo al campo. Il centrocampo è il reparto nevralgico di una squadra e la Lazio fatica a individuare le caratteristiche dei singoli. La difficoltà è quella di metterli insieme e farli rendere al meglio. In questo momento il punto centrale è la ricerca di un play, che collabora molto alla fase difensiva ma che deve anche essere in grado di pulire le giocate. È quello che fa la prima giocata in avanti e che costruisce il gioco. In questo momento si fa fatica a capire le caratteristiche che cerca il mister. Si può migliorare ma sono convinto che succederà perché, conoscendo Sarri e i giocatori della Lazio, la qualità non è in discussione”.
Questa Lazio però sembra essere lontana dal concetto di Sarrismo…
“Il mister mette le idee, che sono le stesse della scorsa stagione. Poi sono i calciatori a interpretarle e a fare la differenza. In questo momento stanno venendo un pochino meno alcune caratteristiche perché giocatori come Milinkovic ti permettevano di risolvere alcuni problemi. Quest’anno, pur con una rosa migliorata, alla Lazio manca quel tipo di giocatore”.
L’addio di Milinkovic ha responsabilizzato Luis Alberto, oggi un leader della Lazio. Ti sorprende questo cambiamento dello spagnolo?
“Il valore di Luis Alberto, sia tecnico che caratteriale, non è mai stato in discussione. I giocatori bravi vogliono responsabilità e con la partenza di Milinkovic-Savic si è trovato in questo nuovo ruolo e lo sta interpretando al meglio”.
Sarri ha chiesto dei segnali soprattutto in campionato. Cosa dobbiamo aspettarci e dove può arrivare?
“La Lazio in campionato può solo migliorare vista la partenza, perché ha molte possibilità di fare meglio. Non credo che la Lazio possa ripetere la stagione dell’anno scorso, perché fai fatica a migliorare il secondo posto in classifica. Ma può risalire la sua posizione per qualità di rosa, perché a oggi è migliore dell’anno scorso. Quarto posto? Se guardiamo la rosa attuale secondo me non è tra le prime quattro, ma può ambire a un posto europeo. La differenza nel calcio la fa chi segna e chi para. Se Immobile, Castellanos e gli attaccanti riusciranno a fare qualcosa di importante la Lazio potrà inseguire il quarto posto. Anche se a oggi è un sogno, vedo la Lazio più vicina a un quinto-sesto posto. Lo scorso anno la Lazio è arrivata seconda per meriti propri ma anche per demeriti di qualche squadra che ha steccato clamorosamente in campionato”.
Che insidie presenta la partita con il Cagliari?
“Il Cagliari è una squadra con caratteristiche ben precise: è molto compatta, si difende bene e ha nella ripartenza la sua arma migliore. La Lazio proverà a imporre il proprio gioco per sbloccare il risultato. Se riuscisse a trovare subito il gol diventerebbe una partita diversa. Sulla carta non c’è partita. Mi aspetto una grande Lazio, gasata dal risultato europeo, che vorrà migliorare la situazione in classifica”.
Oltre a farti un grande in bocca al lupo, come prosegue la tua carriera da allenatore?
“Crepi il lupo. Ho iniziato questa avventura qui a Malta, sta andando bene. Siamo primi a pari merito con la Floriana, allenata da Camoranesi. È un bel testa a testa. Abbiamo anche Federico Marchetti in porta, non devo presentarlo io (ride ndr). Stiamo condividendo questa bella avventura e siamo molto presi. È sicuramente diversa rispetto al calcio italiano ma non per questo meno importante e meno interessante. Siamo agli inizi ma ho una squadra molto forte, fatta per vincere, anche se vincere non è mai scontato. Ci proveremo fino alla fine, abbiamo tante competizioni, come la Supercoppa. Speriamo di fare bene qui poi in un futuro, più o meno breve, di tornare in Italia per fare qualcosa di diverso”.
Ti piacerebbe un giorno allenare la Lazio?
“Sì, assolutamente sì. Ma è un percorso lungo, non inseguo quello che non è raggiungibile oggi. Quello che verrà si vedrà”.
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