Un passato da calciatore, poi la scelta di proseguire nel mondo del pallone in una duplice veste. Da un lato quella di mental coach, lavorando a stretto contatto con diversi atleti tra cui Eleonora Goldoni della Lazio Women. Dall'altro quello di allenatore, fino a ottenere il tesserino UEFA A e a sognare la guida di una prima squadra dopo aver collaborato per diversi anni con realtà importanti del panorama calcistico femminile. Proprio per parlare della sua carriera, del ritorno in campo di Eleonora Goldoni dopo l'infortunio e per provare a farci un'idea sulle difficoltà della Lazio è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Cittaceleste Marco Vernacchio. Queste le sue parole.
news
ESCLUSIVA – Vernacchio: “Pronto per una panchina. Goldoni una fenice, sulla Lazio…”
Partiamo dalle basi: ci racconti il suo lavoro e l’importanza di una figura come la sua nel mondo dello sport.
“Il mio lavoro come mental coach deriva da anni di studio tra psicologia, filosofia e neuroscienze, correlato a vari master in coaching sportivo, dove ho potuto trasformare in strumenti concreti le conoscenze acquisite. Immagina un calciatore o calciatrice al limite del possibile, bloccato da barriere mentali che ne ostacolano il talento. Ecco dove entra in gioco il mental coach sportivo, un professionista che opera come un allenatore della mente, affiancando il calciatore nel suo percorso di crescita e sviluppo mentale”.
Quali sono gli aspetti su cui si trova a lavorare maggiormente?
“Potenziare le abilità mentali attraverso tecniche per migliorare la concentrazione, la gestione della pressione, la fiducia in sé stessi e la resilienza rappresenta un pilastro fondamentale per un forte equilibrio tra mente e corpo. Altro punto chiave sta nel rimuovere le barriere mentali aiutando gli atleti a superare ansia, paure e blocchi mentali che limitano il loro potenziale. Tutto questo per portarli a definire e raggiungere gli obiettivi, lavorando a stretto contatto con loro, creando un piano d'azione per ottenerli nel più breve tempo possibile. Le mie competenze da allenatore qualificato UEFA A e il mio passato da calciatore, completano perfettamente il mio ruolo di mental coach. La mia conoscenza del calcio e delle sue dinamiche mi permette di comprendere le sfide specifiche che gli atleti affrontano e di creare percorsi di crescita personalizzati. La mia mission è quella di aiutare gli atleti a sprigionare il loro potenziale inespresso e raggiungere il successo, sia in campo che nella vita”.
Non solo mental coach: è in possesso anche del patentino di allenatore UEFA A.
“Sì, ho anche la qualifica di allenatore UEFA A e alleno da più di 15 anni, di cui gli ultimi 6 dedicati totalmente al calcio femminile con varie esperienze tra settori giovanili e prime squadre. Il calcio è certamente lo sport che più di altri mi scorre nelle vene da sempre, prima come giocatore ora come allenatore”.
Allenatore e mental coach: quanto questi due lavori si fondono? Può il secondo aiutare nella gestione settimanale di una squadra?
“Le due figure si integrano perfettamente. Le mie competenze di mental coach e allenatore di calcio si fondono inequivocabilmente, creando una sinergia unica di cui beneficia il calciatore a 360 gradi. La conoscenza dei processi mentali e delle emozioni mi permette di comprendere le sfide individuali di ogni atleta, intervenendo su ansia, stress, motivazione e concentrazione. Le tecniche di coaching aiutano i calciatori a fissare obiettivi realistici, sviluppare la propria autonomia e migliorare la comunicazione all'interno del team. La mia esperienza sul campo mi permette di tradurre teoria e pratica in esercizi concreti e applicabili al gioco, adattandoli alle specificità del ruolo e del singolo atleta. Un supporto completo per la crescita individuale e collettiva”.
Può farci un esempio?
“Per quanto riguarda la gestione settimanale degli allenamenti, si va a lavorare su tre aspetti. Personalizzazione: programmi di allenamento individuali che tengono conto di capacità, obiettivi e stato mentale di ogni calciatore. Motivazione: creazione di un ambiente positivo e stimolante che incoraggia la perseveranza e l’autostima. Gestione dello stress: tecniche per affrontare ansia e pressioni, favorendo una concentrazione ottimale. Tre sono anche gli aspetti che riguardano la prestazione in gara. Preparazione mentale: routine pre-gara per aumentare la lucidità e la fiducia in se stessi. Controllo del gioco: strategie per gestire le emozioni durante la partita e mantenere la calma sotto pressione. Decisioni rapide: allenamento mentale per migliorare la capacità di prendere decisioni veloci e accurate in campo. Immaginiamo una calciatrice che tende ad ansia da prestazione. Attraverso la scelta delle giuste parole per invertire il proprio dialogo interno, l’aiuterò a comprendere le cause dell'ansia e a sviluppare tecniche di visualizzazione e ancoraggi per controllarla. In campo, gli insegnerò a focalizzarsi sui compiti da svolgere e a utilizzare l'ansia come energia positiva. L'obiettivo è creare una squadra coesa e vincente, dove ogni atleta si senta valorizzato e supportato nel raggiungere i propri obiettivi individuali e collettivi”.
Pensiamo al percorso della Lazio: seconda un anno fa e in difficoltà oggi in campionato, eppure resta l’ottimo percorso in Champions. Pensa sia mancato un lavoro sulla mente dei giocatori, per mantenere alta la motivazione in tutte le competizioni?
“Difficile dare una risposta definitiva senza conoscere a fondo le dinamiche interne della squadra. Tuttavia, è plausibile che un lavoro sulla mentalità dei giocatori avrebbe potuto contribuire a mantenere alta la motivazione su tutti i fronti. Alcune considerazioni, in riferimento alla mia esperienza in questo campo, posso farle per creare degli spunti di riflessione. Certamente i motivi principali li conoscono meglio di tutti mister Sarri, uno dei miei allenatori preferiti per grado di preparazione e capacità di trasferire i suoi concetti e principi ai giocatori, e il suo staff”.
Proviamo ad analizzare la situazione.
“Potremmo partire dalla comprensione delle cause: calo di motivazione dovuto a fattori esterni (infortuni, pressioni societarie), a fattori interni (mancanza di fiducia, scarso senso di appartenenza) o a una combinazione di entrambi. Se queste fossero, il mental coach può utilizzare diverse tecniche per aumentare la motivazione, come la definizione di nuovi obiettivi, il rafforzamento del senso di coesione del gruppo o il lavoro sulla fiducia in se stessi. Altro aspetto che potrebbe avere contribuito in negativo e la gestione delle aspettative: aiutare i giocatori a gestire le aspettative, sia interne che esterne, e a concentrarsi sul presente e sul processo, piuttosto che sul risultato finale. Non da meno il mantenimento della concentrazione: in un contesto di competizioni multiple, è importante aiutare i giocatori a mantenere la concentrazione su ogni singola partita, evitando di disperdere energie o sottovalutare avversari”.
In quest’ottica si può leggere la differenza tra Champions League e campionato?
“Le prestazioni in Champions League sono un esempio concreto. Il buon percorso in Champions League potrebbe essere indicativo del fatto che la squadra sa come gestire la pressione e la tensione in gare di alto livello. È possibile che la motivazione in campionato sia stata influenzata da altri fattori, come la stanchezza fisica e mentale, la pressione per bissare il piazzamento dell'anno precedente o la difficoltà di adattarsi alla diversa importanza mediatica delle partite. In definitiva, il lavoro sulla mentalità dei giocatori è un tassello importante per il successo di una squadra. Un mental coach esperto può aiutare i calciatori a gestire le sfide psicologiche del calcio professionistico e a mantenere alta la motivazione durante tutta la stagione, coadiuvando l’allenatore e mettendo in correlazione il modo di comunicare di tutto lo staff. Ricordo che questa è solo un'analisi esterna e che per una valutazione completa della situazione sarebbe necessario un approfondimento con dati e informazioni specifiche”.
La sua carriera si sviluppa nel calcio femminile. E nella stagione 21/22, a Napoli, ha a che fare con diversi calciatrici oggi alla Lazio Women: Goldoni, Colombo, Kuenrath e Popadinova. Ci può raccontare qualcosa?
“L’esperienza da collaboratore tecnico in campo e consulente formativo di coaching per la crescita dello staff e della squadra è stata meravigliosa. Collaborare con uno staff di professionisti è stato fantastico, per la loro grande apertura mentale e la capacità di creare condivisione nel raggiungimento di obiettivi. Per quanto riguarda le calciatrici ora in forza alla Lazio si tratta di atlete straordinarie, ognuna di loro con caratteristiche tecniche e capacità caratteriali che le rendono degli esempi per le ragazze che sognano di arrivare a emularle”.
In particolare, però, lavora da vicino e da diverso tempo con Eleonora Goldoni. Quali sono i segreti dietro tutta quella determinazione, grinta e passione che mette ogni giorno nel suo lavoro?
“Lavorare con una calciatrice come Leo è la traduzione simultanea di tutti i miei studi. È l’emblema di quando la passione si trasforma in una sana ossessione che ti garantisce una marcia in più, attraverso la dedizione e la coerenza nel lavoro quotidiano, con i suoi alti e bassi emotivi certamente, ma è proprio grazie alla consapevolezza di se stessi che si raggiungono obiettivi sfidanti e lei questo lo sa benissimo”.
Oggi è reduce dal rientro in campo dopo un infortunio che l’ha tenuta fuori più di due mesi: qual è stato il suo ruolo in questo percorso di ripresa?
“Quando mi trovo ad accompagnare l’atleta in uno dei momenti più difficili della sua carriera, ossia l’infortunio, c’è una costante vicinanza nel riformulare gli obiettivi, partendo da una accettazione momentanea dell’assenza dall’amata attività, passando da una nuova calibrazione degli obiettivi, in modo da supportare il lato emotivo dando nuovi scopi all’atleta. Per quanto riguarda Leo, è la fenice che rinasce dalle proprie ceneri ogni volta più forte di prima. A tal proposito ti cito una frase di Nassim Nicholas Taleb sull’anti-fragilità che ho utilizzato nel mio libro in uscita tra qualche mese: 'L'antifragile è oltre la resilienza. La resilienza resiste agli shock e rimane uguale a se stessa. L'antifragile diventa migliore'".
Tornando a lei, si sente pronto dopo anni di gavetta per provare l’esperienza alla guida di una prima squadra femminile?
“Certo. Ti spiego anche il motivo attraverso il significato etimologico della parola ‘responsabilità’, che deriva dal latino respònsus, participio passato del verbo respòndere, ossia rispondere. Che, in un significato filosofico generale, vuol dire impegnarsi a rispondere, con qualcuno o con se stessi, delle proprie azioni e delle conseguenze che ne derivano. Io sono pronto a cogliere l’opportunità di poter mettere in campo la mia passione e le competenze per lo sport che amo”.
Quanto sarebbe importante, da allenatore e non solo, trovare una società in grado di mettere a disposizione una struttura stratificata in grado di curare ogni singolo dettaglio del quotidiano?
“È un sogno per qualsiasi allenatore, me compreso. Immagina di avere a disposizione un team di professionisti dedicati a supportare te e i tuoi giocatori in ogni ambito sotto ogni punto di vista. Dallo staff tecnico per ottimizzare la performance e il benessere di ogni atleta al supporto logistico. Senza dimenticare area medica, scouting e analisi, Academy e settore giovanile. Per arrivare al benessere mentale, a un ambiente positivo e stimolante che favorisce la crescita personale e professionale dei giocatori, con supporto psicologico e attività di team building. Infine, è importante anche una comunicazione efficace con i tifosi, che li renda parte della famiglia e alimenti il loro senso di appartenenza”.
Quali vantaggi concreti porterebbe?
“Una struttura del genere permettere di ottimizzare il tempo e le energie di allenatore e giocatori, di personalizzare al massimo la preparazione e il recupero, di prevenire gli infortuni e favorire un rapido rientro in caso di necessità, di migliorare la comunicazione e la collaborazione all'interno del team e di creare un ambiente positivo e stimolante che favorisce la crescita e il successo. In definitiva, una società con una struttura stratificata rappresenta un investimento sul futuro, non solo della squadra, ma anche dell'intera organizzazione. Certo, tutto questo ha un costo. Ma i benefici in termini di prestazioni, di crescita e di appeal per i giocatori e i tifosi possono essere enormi. Come allenatore, non posso che auspicare di poter lavorare in un contesto simile, dove ogni dettaglio è curato con attenzione e professionalità per permettere a me e alle mie giocatrici di esprimere il nostro massimo potenziale”.
Se vuoi approfondire tutte le tematiche sul mondo Lazio senza perdere alcun aggiornamento, rimani collegato con Cittaceleste per scoprire tutte le news di giornata sui biancocelesti in campionato e in Europa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA