È il suo terzo ritiro ad Auronzo di Cadore, ma l’entusiasmo è quello del primo giorno. Ha voglia di riscatto Nicolò Casale, vuole cancellare una stagione tormentata e ritrovare quella solidità che nel primo anno alla Lazio lo aveva fatto diventare una colonna imprescindibile dello schieramento biancoceleste. Impossibile farlo senza consapevolezza degli errori commessi: lo ammette schiettamente il difensore biancoceleste, intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni da Auronzo di Cadore.
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ESCLUSIVA | Casale: “Cresciuto grazie alle difficoltà. Lazio, ti prometto che…”
È il suo terzo ritiro qui, il primo senza Sarri. Come sta andando e quali differenze sta trovando con Baroni?
“Siamo partiti molto forte. Rispetto ad altri anni siamo concentrati di più su allenamenti in cui facciamo molta più fatica sia in campo sia a livello fisico, credo sia essenziale in questo momento della stagione mettere benzina. Tutta la fatica che fai qua te la ritrovi all’inizio del campionato”.
Tanta fatica, poco tempo libero: come lo impiegate? Con chi è in camera?
“Il tempo libero è poco, sappiamo che quando veniamo qui ci dobbiamo focalizzare su questo. Per il terzo anno sono in camera con Ivan Provedel, abbiamo un rapporto speciale. Ci troviamo in tutto, rispettiamo le nostre abitudini in camera. Abbiamo un modo di stare insieme come fossimo due fratelli, sono sempre contento di stare con lui”.
Da qualche mese la sua vita è cambiata. Come sta andando questo primo periodo da papà?
“La vita mi è cambiata in un momento in cui, come sanno tutti, ho avuto tante difficoltà. È stata una gioia immensa, che mi ha portato a vedere le cose importanti della vita e focalizzarmi di più sul mio lavoro cercando di portare messaggi positivi anche per la mia famiglia. È stato un momento indescrivibile, mi ha cambiato la vita. Mi sento più uomo”.
Ha parlato di momento difficile. La paternità o qualche altra persona a lei vicina è stata centrale nel superamento di queste difficoltà?
“Sì, è stato un momento difficile perché poi quando ho avuto tempo ho ripercorso la mia breve carriera. Ho fatto due anni di Serie C, due di B e poi questo sarà il terzo di A. È sempre stato un crescendo, non ho mai avuto difficoltà, ho avuto sempre spensieratezza. E questo mi ha portato, al primo anno di difficoltà, a non riuscire a reagire. Ho avuto una serie di problematiche tra infortuni, cose esterne e cose familiari che mi hanno distolto un po’ dal mio lavoro. Qualcuno mi ha aiutato, ma voglio prendere come una cosa positiva questo che mi è successo per crescere come uomo, superare le difficoltà. Se sono uscito da questa situazione poi sarà tutto più facile”.
Come sta oggi Nicolò Casale in vista della prossima stagione?
“Mi sento una persona nuova, non mi sento più quel ragazzino spensierato che viveva la vita così. Ho capito dai momenti difficili che bisogna un attimo staccarsi dalla realtà e lavorarci mentalmente. Da fuori è difficile capirlo, non è solo questione fisica: siamo anche noi persone, esseri umani. A volte è difficile che le cose vadano sempre e solo bene. Sicuramente mi sento di dover dare molto di più per la Lazio dopo la scorsa stagione, perché ho dimostrato al primo anno che son venuto qui che posso farlo. Voglio riprendere questo cammino che ho lasciato”.
Torniamo a Baroni: che allenatore è?
“Il mister non lo avevo mai conosciuto personalmente, ma essendo stato a Verona ho tanti ex compagni lì che mi hanno parlato tutti molto bene del mister. Lo abbiamo subito capito dagli allenamenti, mi ero fatto un’idea chiara. Stiamo lavorando tantissimo, però è anche un modo bello di lavorare. Ci divertiamo in campo, facciamo fatica ma c’è molta palla. Noi dobbiamo fare il nostro dovere, il resto si vedrà”.
Sarri, poi Tudor. Con il primo avete raggiunto un traguardo importantissimo, poi c’è stata la sensazione che con lui all’interno dello spogliatoio qualcosa si sia rotto. Se avete avuto anche voi questa sensazione, quando lo avete capito?
“Penso non ci sia mai stata. Ovviamente eravamo entrati in un momento della stagione in cui facevamo fatica a esprimere quello che facevamo sempre in allenamento. Non c’è mai stato un momento in cui tra noi abbiamo detto che ci fosse bisogno di un cambio di allenatore. Quando poi è successo però è scattato qualcosa che ci ha fatto ripartire. Tudor lo avevo già avuto, sapevo cosa chiedeva e siamo riusciti dopo una stagione tra alti e bassi a riprendere almeno l’Europa. Per come era andata credo sia stato un grosso traguardo. Sono momenti e annate che purtroppo capitano, ci si può fare poco”.
L’aver ritrovato Tudor è stato importante per lei per tornare a giocare, anche in vista della prossima stagione. L’ha sorpresa il suo addio a fine stagione?
“Sì, siamo rimasti tutti sorpresi. Aveva firmato da pochi mesi, ma certe dinamiche purtroppo noi giocatori non le sappiamo. Il nostro lavoro è quello di adattarci sempre a quello che troviamo. È andata così, ci è dispiaciuto. Ora abbiamo un nuovo allenatore, dobbiamo ripartire da zero”.
Nelle ultime settimane è stato al centro di qualche voce di mercato. C’è stato qualcosa di concreto? Cosa significa per lei la Lazio?
“Sinceramente quello che ho saputo l’ho letto sui giornali. Col mio procuratore non ho ancora parlato, mi ha detto subito che avevo molto da riprendere e che sarei rimasto alla Lazio. Io voglio rimanere qui, voglio ritornare il vero Casale del primo anno. Ho sofferto nel non riuscire a dare quello che sapevo di poter dare. Ho preso casa qui a Roma, l’ho comprata. Penso che sia una cosa che voglio per molti anni, poi conoscete le dinamiche del calcio. Ma in questa stagione voglio tornare il vero giocatore che sono”.
È una Lazio che ha perso tanti leader. Può essere Nicolò Casale una delle nuove colonne dello spogliatoio?
“Ormai è qualche intervista che sento che sono andati via giocatori importanti. È vero, ma non deve diventare un alibi. Sentire sempre queste cose poi porta difficoltà ai giocatori che arrivano, magari si sentono in difficoltà nel sostituire giocatori importanti, si sentono certe pressioni che non dovrebbero avere soprattutto i giovani. Il secondo anno, in cui ho avuto le difficoltà di cui ho parlato, mi aiuterà per dare una mano ai nuovi ragazzi e far capire loro in che società sono arrivati e per cercare di spiegare che Roma non è una città facile, ma che siamo noi più vecchi a dover trasmettere ciò che serve per dare massima serenità. Al resto ci pensiamo noi”.
Siete insieme da pochi giorni, c’è però qualcuno dei nuovi che l’ha colpita particolarmente?
“Sono tutti giocatori con cui abbiamo giocato contro l'anno scorso, a parte Dele-Bashiru e Tavares. Ma chi segue il calcio li conosce i giocatori. Noslin mi aveva impressionato molto per forza fisica e voglia, Tchaouna ha giocato in una squadra che ha fatto fatica ma era uno dei giocatori che si differenziava sempre. Mi hanno stupito, ma adesso dobbiamo essere noi capaci a trasmettere loro quel qualcosa in più perché non basta quello che hanno fatto”.
Casale, Romagnoli, Patric, Gila: pensa sia il reparto più completo della squadra. Qual è il rapporto tra voi e come gestite la concorrenza?
“Nel nostro lavoro avere una concorrenza così alta penso sia la cosa più importante. Dimostra che devi sempre farti trovare pronto e dimostrare. È successo con me l’anno scorso: sembrava fossi intoccabile con Sarri, poi ho avuto le mie problematiche ed è uscito Mario (Gila, ndr) ed è diventato il top dei quattro. È un continuo cambiamento, c’è chi sta meglio in un determinato momento ed è giusto che giochi. Ma questa concorrenza aiuta e fa bene alla squadra”.
C’è qualcuno a cui dire grazie per la sua carriera? E qualcuno che invece l’ha rallentata?
“Rallentato sicuramente nessuno, perché nulla succede per caso. Quando ci sono le cose belle è giusto prenderle, quando ci sono quelle negative è altrettanto giusto prenderle per imparare. Devo tanto a mia moglie, solitamente sono quelle che creano più problemi (ride, ndr). Però ho la fortuna che lei mi stia tanto vicino, che mi lasci libertà e allo stesso tempo mi faccia ragionare molto. Devo dire tante grazie a lei e poi ovviamente ai miei genitori che nel corso della carriera non mi hanno mai lasciato in disparte”.
Eppure non volevano diventasse calciatore…
“Sì, è una storia un po’ particolare di mio papà, che ha avuto un po’ di delusioni. Penso che adesso sia felice però (ride, ndr)”.
È vicino a quota 100 presenze in A, potrebbero arrivare anche le 100 con la Lazio. Cosa rappresentano questi traguardi, guardando indietro, per quel bambino che sognava di diventare calciatore?
“Sicuramente sono molto contento se penso da dove sono partito. Da più giovane non lo avrei ma immaginato. Ma quando ti trovi a questi livelli è giusto non accontentarsi, voler fare sempre di più per dire un domani di aver dato tutto ed essere arrivato al massimo. Questo è il mio obiettivo”.
Sono arrivate le prime presenze in Champions, adesso il prossimo obiettivo è quello dell’esordio in Azzurro dopo aver ricevuto le convocazioni sia di Mancini che di Spalletti?
“Sicuramente, è l’obiettivo penso di qualsiasi giocatore. Adesso voglio focalizzarmi sulla Lazio e riprendermi ciò che ho lasciato da parte, anche se forse non è neanche giusto usare questo termine. Ma ho tanto da dare qua, ho questa carica dentro, il resto verrà di conseguenza”.
Che clima c’è nello spogliatoio? Quale obiettivo vi siete posti?
“In questo momento è dura, stanno arrivando tanti ragazzi nuovi un giorno sì e un giorno no. Adesso tra oggi e domani rientrano i nazionali, quindi l’obiettivo ora è solo di mettere benzina sulle gambe e poi vedremo. Sicuramente per questo cambiamento ci vorrà tempo, per capire certe cose. Ci sono tanti ragazzi giovani, bisogna andare passo dopo passo: pensare troppo in là fa solo male ai ragazzi”.
C’è un messaggio che vorrebbe mandare ai tifosi?
“Sicuramente ai tifosi c’è da dire poco: ci hanno sempre sostenuto e, giustamente, contestato nei momenti in cui non siamo riusciti a dare il massimo. Li voglio invitare a credere in noi: daremo tutto. Li saluto e gli mando un grosso abbraccio”.
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