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Eriksson: “La mia Lazio uno squadrone. Voglio essere ricordato come…”

Michele Cerrotta

Le parole dell'ex allenatore biancoceleste, intervistato da Le Iene direttamente nella sua Svezia per ripercorrere tutte le tappe sua vita

Nel corso della puntata odierna de Le IeneSven-Goran Eriksson, che di recente ha annunciato al mondo di avere pochi mesi di vita, ha avuto modo di ripercorrere la sua carriera. Queste le parole dell’ex allenatore della Lazio. “Ho avuto il piacere di allenare il mancino più forte del mondo, Mihajlovic, e il destro, Beckham. Mi manca l’Italia, eravamo uno squadrone con la Lazio, ricordo tutti. E tu di che squadra sei? (Chiede Eriksson all’inviato de Le Iene, ndr) Romanista? Madonna... Io ho allenato la Roma: Falcao, Cerezo, Pruzzo, era bello allenare lì. Mourinho? A me piace, ma non voglio dare consigli alla Roma e lui non ne ha bisogno. Ho scoperto della malattia da quasi anno, da allora faccio poco: non posso più occuparmi di pallone. Faccio controlli ogni due settimane per vedere se il tumore peggiora ma al momento va molto bene. È al pancreas, simile a quello di Vialli.

Il calcio italiano? Ci sono Juve, Milan e Inter. Allenare una delle altre eccetto queste e vincere è tanta roba. Il rimpianto? È che con la Lazio avremmo potuto vincere lo Scudetto un anno prima. Per me i calcio è stato tutto. Maradona il più forte che ho visto giocare e con la Fiorentina ci ho vinto contro in Coppa Italia. A fine gara venne da me e mi fece i complimenti, dicendomi che la musica la domenica successiva sarebbe stata diversa. E infatti abbiamo perso 5-1. Tra fare il calciatore e l’allenatore ho preferito quest’ultimo, anche perché a giocare non ero molto forte. Il giocatore più famoso che ho avuto è stato Beckham, quello con cui ho avuto più rapporto Mancini. Se ha fatto bene a lasciare l'Italia? Parlano i soldi, ma non so se ha fatto bene ad andarsene. Il calcio è meglio rispetto ad allora, prima i difensori non avevano tecnica e nemmeno i portieri. I miei calciatori preferiti sono Messi, Ronaldo e Haaland. Guardiola? Nulla da dire, vince tutto.

Tornare in panchina per l’amichevole del Liverpool? Sarebbe bello vedere tutti questi grandi giocatori del passato. Non me la sentirei di tornare in panchina. Ho scoperto di essere malato in cucina: sono svenuto. Ha colpito prima il pancreas e poi altri organi: fegato e polmoni. Non si può curare e se ci pensi ogni giorno diventi matto. Io voglio continuare a vivere, ma non voglio farlo in una miseria mentale. Non mi aspettavo tutto l’affetto che ho ricevuto, mi sento felice. Guardo quattro o cinque gare la domenica con mio padre che ha 95 anni. La malattia mi ha insegnato che la vita non è scontata e che non è sempre in crescendo. Sono andato a Roma recentemente a vedere il derby, è stata una grande emozione. Vorrei essere ricordato come uno che ha tentato di educare i giocatori, come un uomo per bene". A questo punto, dopo aver visto un video in cui tanti personaggi del mondo Lazio e non solo gli mandano messaggi, Eriksson risponde: “Mi scendono le lacrime, ringrazio tutti i calciatori della Lazio: è stato un messaggio troppo bello".


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