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Delio Rossi: “Vi raconto la mia Lazio e gli anni alla Fiorentina. Sono legato a…”

Delio Rossi
Le parole dell’ex allenatore biancoceleste, con un passato anche sulla panchina della squadra toscana, in vista della partita di questa sera
Stefania Palminteri Redattore 

Tra i tanti doppi ex in vista della gara tra Lazio e Fiorentina c’è anche Delio Rossi, allenatore prima dei biancocelesti e poi dei toscani. Intervistato sulle colonne de Il Cuoio, il tecnico parla così delle sue esperienze: “È chiaro che per quello che sono riuscito a costruire, per il tempo che ho trascorso e per i risultati, l'esperienza alla Lazio è certamente quella che ricordo con maggiore forza. Vivo a Roma, sono rimasto molto legato all'ambiente biancoceleste. Ma io in ogni esperienza ho sempre dato tutto e ho cercato sempre di immedesimarmi nella storia e nelle tradizioni dei club che andavo ad allenare. Ho sempre avuto un ottimo rapporto con tutti”. E poi si lascia andare anche a una confessione sulla sua esperienza a Firenze e sulla sua conclusione, che “rappresenta ancora oggi un grande rammarico”. Di seguito le sue parole.

Mister, alla Lazio, nei primi due anni ha ottenuto un sesto e un terzo posto. Si aspettava una partenza così lanciata?

Facciamo una premessa: erano i primi anni di Lotito come presidente ed era iniziato un certo percorso. Alla Lazio fino a pochi anni prima c'erano stati dei campioni straordinari, che hanno fatto le fortune delle squadre dove sono andati a giocare: penso a Nesta, Veron, Nedved. Era cambiato tutto: la Lazio di Cragnotti si poteva permettere i migliori giocatori al mondo, noi dovevamo fare delle scommesse, sperando che diventassero dei grandi giocatori, per poterli vendere e riacquistare delle scommesse. Ma allo stesso tempo eravamo sempre la Lazio e quindi non ci si poteva accontentare di fare stagioni di transizione. Quindi dovevamo coniugare quel tipo di esigenza, alla necessità di fare comunque dei risultati. Diciamo che siamo stati bravi e anche fortunati”.

Al termine del primo anno la sua Lazio si qualifica per la Coppa Uefa, ma la sentenza Calciopoli cambia tutto.

Molti Comuni fanno a gare per ospitare le squadre di Serie A in ritiro. Quell'estate, visto che il club era stato coinvolto nel processo Calciopoli, nessuno ci voleva. Anzi, una località con la quale eravamo d'accordo, si rifiutò di ospitarci. Fummo costretti ad andare in Austria, lontano da tutti. E forse fu anche un bene, perché ci isolammo e pensammo solo al campo”.

Cosa disse alla squadra?

Parole semplici. Dissi alla squadra che io non potevo farci niente e che capivo il loro rammarico, visto che sul campo avevano conquistato l'Europa e ora ci ritrovavamo in Serie B. E che avrei capito se qualcuno non se la fosse sentita. Ma allo stesso tempo dissi ai ragazzi che io non avrei mollato di un centimetro”.

La loro reazione quale fu?

Nessuno si alzò, tutti furono concordi sull'andare avanti”.

È in quel momento che ha capito che sarebbe stata una grande stagione?

Lì e dopo una trasferta a Parma, nella quale rimanemmo in dieci dopo pochi minuti, ma vincemmo ugualmente. Poi ad un certo punto cambiai modulo, passando allo schema con il trequartista. Fu un modo per sfruttare le caratteristiche di Mauri e di due giocatori come Pandev e Rocchi”.

Una delle coppie gol più prolifiche nella storia della Lazio...

Avevano delle caratteristiche che li rendevano complementari. Pandev era molto bravo nel venire incontro, nel proteggere la palla di spalle e nell'uno contro uno, mentre Tommaso aveva dei tempi straordinari nel muoversi sul filo del fuorigioco. Hanno segnato tanti gol, fatto giocate importanti. Una bella coppia”.

Al termine di quella stagione la sua Lazio ottiene la qualificazione in Champions League, mentre nel 2009 arriva la vittoria in Coppa Italia. Si può fare una classifica emozionale di questi due eventi?

Sensazioni diverse: andare in Champions fu inaspettato, pensando a come eravamo partiti, ma alla fine quella squadra ha giocato un gran bel calcio. La vittoria in Coppa Italia è stato il sigillo finale alla mia avventura lo quando arrivai alla Lazio c'era la contestazione e poche persone allo stadio. Dissi che avevo un sogno: giocarmi qualcosa di importante in uno stadio tutto biancoceleste. E così è stato. Sapevo che quella sarebbe stata la mia ultima, vera gara sulla panchina della Lazio e volevo lasciare un segno tangibile. Il piazzamento in Champions, in Uefa, sono importanti: ma quando il tuo nome resta nella storia per una vittoria è una cosa completamente diversa”.

Alla Fiorentina invece, che stagione è stata?

Sicuramente più complicata. Quando sono arrivato, a metà campionato, ho trovato una situazione complicata, con i Della Valle che stavano iniziando a dismettere: mi è stata chiesta una salvezza tranquilla, visto che la squadra viaggiava in acque difficili. E posso dire di averla raggiunta”.

La sua avventura si concluse dopo quel litigio in panchina con Ljajic. A distanza di anni, quanto rammarico c'è nel ricordare quell'episodio?

Tanto. La storia non si può cambiare, purtroppo: è successo quello che successo. Purtroppo la mia avventura finì per una situazione extracalcistica”.

La partita più bella a Firenze?

Una vittoria a Milano contro i rossoneri di Seedorf, Ibrahimovic e Robinho. Venivamo da un brutto ko e giocammo una gara perfetta”.

E la gara più bella sulla panchina della Lazio?

La vittoria in Coppa Italia, il 2-2 casalingo con il Real Madrid, per l'importanza che rivestiva e i derby. Ne ho vinti parecchi e devo dire che ogni volta era una grande soddisfazione”.