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Calciomercato Lazio, Tare e Lotito cambiano idea?
Un’autocelebrazione, una medaglia di latta per sfamare l’insaziabile egocentrismo di cui è vittima. Un’altra uscita a vuoto per cercare di giustificare qualcosa di ingiustificabile. Un premio a sé stesso, per aver apparentemente rimediato a una situazione grottesca; soldi gettati al vento, buttati, sperperati per aver toppato in maniera clamorosa degli ingenti investimenti. Ronzini spacciati per purosangue che - legati a un elastico - torneranno indietro ad appesantire un monte ingaggi al limite del sostenibile, negli ultimi anni gonfiato senza un palese salto di qualità a livello tecnico. Un errore del padrone, prim’ancora di chi padrone si sente, ma non lo è: in una qualsiasi altra azienda, sarebbe stato accompagnato da tempo alla porta.
L’arroganza e la supponenza con cui si pone, ha allontanato mille agenti e due mila procuratori. Quando viene chiamato, allontana qualunque proposta che non venga dai suoi fidi vassalli: non gli serve mai niente, fosse Pelè, Messi oppure Johann Cruijff. Poi però - quando torna con la busta della spesa - i suoi campioni restano lì, nascosti in un angolo, scartati da tutti coloro che capiscono un minimo di calcio. Ha affermato come una vergine senza peccato che non prende in giro i tifosi. Quegli stessi tifosi che aveva puntualmente criticato per aver lasciato la squadra da sola nei momenti di difficoltà - quando mai…??? - di presentarsi allo stadio soltanto davanti ai risultati positivi. Tale considerazione fa capire quanto poco, il soggetto in questione, conosca la tifoseria laziale.
E’ un problema di comunicazione. Ebbene sì. Perché il totalitarismo impone il pieno controllo della comunicazione. E qui siamo in un Paese democratico. Il problema è la comunicazione, quella libera, quella pensante, quella che non si allinea, quella che non si inginocchia, quella che non elemosina notizie di dubbia veridicità, orientate sempre dalla stessa parte. Il problema è la comunicazione che non si piega davanti ai clamorosi errori, che resta con la schiena dritta, che cerca la verità assoluta, non quella indotta da fonti putride che si vendono per un piatto di lenticchie, oppure da gente che ha a cuore solo la Lazio, ma che non ha mai messo piede in Curva Nord. Fuori i mercanti dal Tempio, fuori i mercanti da Formello.
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