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Bella, sporca e cattiva. La Lazio batte il Feyenoord nella notte di Immobile

Lazio-Feyenoord
Partita dura e sofferta della squadra biancoceleste contro un Feyenoord mai domo. Ma i ragazzi di Sarri dimostrano di aver fame d'Europa
Michele Cerrotta

Rendete l’Olimpico un inferno”. Risuonano ancora le parole di Maurizio Sarri, ribadite anche da Provedel nel post partita di Bologna. Detto, fatto: non c’è il pubblico delle grandi occasioni, ma lo stadio urla e canta anche per gli assenti. Un fattore nei primi minuti: il Feyenoord approccia in tutt’altro stile rispetto a Rotterdam, lo dimostra Nieuwkoop che dopo 48 secondi si fa ammonire per un fallo su Zaccagni. La Lazio parte forte e reclama al 6’ per un possibile rigore su un contatto Felipe Anderson-Hartman, Marcinniak e il Var lasciano correre. C’è bisogno di prendere confidenza col metro arbitrale, ma sarebbe inevitabilmente giallo quello che il fischietto polacco non estrae per Gimenez dopo un brutto fallo su Romagnoli al 10’. Durissimo come lo scontro tra Hysaj e Nieuwkoop poco dopo: ha la peggio il difensore del Feyenoord, costretto a uscire in condizioni malconce. Entra Trauner al 20’.

L’interruzione spezza il ritmo della Lazio, che soffre le iniziative del Feyenoord. Come quella su cui Gimenez al 31’ sfiora il gol, negato dall’ottimo intervento di Provedel. Ci prova anche Paixao cinque minuti dopo, ma non trova la porta biancoceleste. Il primo tempo scorre via fino al 45’, quando vengono concessi quattro minuti di recupero. Nel primo, inventa un passaggio illuminante Felipe Anderson per Immobile. Il capitano attacca benissimo la profondità alle spalle della linea difensiva e salta Bijlow, poi da posizione defilata calcia e fa esplodere l’Olimpico. Il duecentesimo con la Lazio è pesantissimo e manda la squadra al riposo in vantaggio. Nessun cambio alla ripresa e Feyenoord iper offensivo, Sarri sceglie più fisicità e al 53’ toglie Kamada per Guendouzi. Non cala infatti l’intensità degli olandesi, che si espongono anche però alle ripartenze dei biancocelesti. Al 63’ escono anche Zaccagni e Immobile, entrano Pedro e Castellanos.

Ci riprova il Feyenoord, pericoloso con una punizione di Paixao: la spizzata di Gimenez esce di un soffio. Al 67’ è costretto al fallo Vecino che, diffidato, prende il giallo che lo costringerà a saltare la gara col Celtic. Viene restituito il colpo all’uruguaiano tre minuti dopo: giallo anche per Zerrouki. Cambia allora anche Slot al 74’: dentro Jahanbakhsh e Ivanusec per Trauner e Paixao. È gara aperta all’Olimpico, il Feyenoord va in formazione iper offensiva e davanti alla Lazio si spalancano potenziali praterie. Entra nell’elenco dei cattivi anche Wieffer al 77’, un minuto dopo Sarri chiude i cambi con Rovella e Pellegrini per Vecino e Hysaj. Consueta girandola di cambi, Slot toglie Zerrouki e Stengs per Ueda e Milambo. All’86’ si accascia Luis Alberto toccandosi il bicipite femorale. Soccorso, rientra in campo ma fa evidente segno ai compagni di non essere in condizione.

I sei minuti di recupero concessi sembrano un’eternità, di fronte a un Feyenoord mai domo e sempre alla ricerca del gol del pari. Ma la Lazio tiene, tra palle alla bandierina e gioco sporco. Quello serve, quello che ci piace. In una partita così, dura, sporca, sofferta. Ma vinta. E questo è quello che conta, in un match che aveva un peso specifico altissimo. Il destino in Champions è tutto ancora aperto.

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