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Lazio-Sassuolo
Dal 12 al 26 maggio, sono sempre le stesse emozioni. Forse anche più intense, con il boato e i cori dell’intero stadio per mister Sven-Goran Eriksson. È un prepartita colmo di commozione e ricordi quello che va in scena all’Olimpico in una serata che riserva sorprese anche nel post gara con l’addio di Felipe Anderson. In campo c’è però una gara da giocare e la Lazio avrebbe subito l’occasione giusta per mettere la gara sui migliori binari. Ottima la palla di Gila dopo meno di tre minuti per Hysaj che, tutto solo davanti a Cragno, decide incredibilmente di calciare addosso al portiere del Sassuolo. I neroverdi ripartono e quasi beffano i biancocelesti: Doig crossa per Thorstvedt che in acrobazia manda fuori. Sono le occasioni migliori di un primo tempo che procede a ritmi bassi e non soddisfa l’Olimpico, che fischia all’intervallo.
Nessun cambio all’intervallo, non cambia neanche l’andamento della gara. Tudor corre ai ripari: entrano Guendouzi e Felipe Anderson, accolto a sua volta dal boato dell’Olimpico. Il brasiliano ha voglia e ci prova, viene murato. Poi Pellegrini guadagna una punizione dai 25 metri che Zaccagni sfrutta al meglio: si apre la barriera del Sassuolo, non ci arriva Cragno, va in vantaggio la Lazio. La gioia dura poco: punizione per i neroverdi dalla stessa posizione del gol subito a San Siro, la difesa biancoceleste tocca due volte ma la palla arriva Viti che da due passi non sbaglia. Ballardini ci crede e mette in campo i titolari, è la squadra di Tudor che prova però concretamente a trovare il gol vittoria. Ci va vicinissimo Immobile dopo un’ottima palla stoppata e protetta col corpo, ma Cragno dice di no. Si chiude dopo quattro minuti di recupero, con il minimo sindacale - il punto che serviva - la stagione tormentata della Lazio. Si va in Europa League, ma servirà un estate da prima della classe.
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