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Gregucci
I microfoni di Cittaceleste TV e Radiosei hanno scambiato alcune parole con Angelo Gregucci nel giorno dell'ultimo saluto a Pino Wilson: "Doveroso salutare il capitano di tutti i capitani della Lazio per l'ultima volta. La fascia ce l'aveva tatuata sul braccio. La storia che mi lega a quella sua Lazio, me l'ha raccontata Oddi che ha vissuto con me un periodo in biancoceleste. Mi disse tutto, per filo e per segno. Lui le parole le diceva e io le facevo mie. Da difensore a difensore. Uno dei ricordi più belli è stato quello di Martini, è stato opportuno e ha detto delle grandi verità. Massimo (Maestrelli, ndr) oggi mi ha fatto emozionare molto in chiesa. Nel firmamento laziale c'è un'altra stella. Sono fortunato ad aver avuto una testimonianza diretta di quella squadra. Fondamentale per la mia formazione da calciatore. Ora se n'è andato anche Pino, se l'è meritato quest'ultimo saluto. Ha inciso fortemente sulla storia. Mai nessuno sarà più rappresentativo di lui".
"Pino ha pagato gli errori sulla sua pelle. Siamo esseri umani e tutti sbagliamo. L'importante è pagare il proprio conto. Lui l'ha fatto. Poteva fare il dirigente, oppure l'ambasciatore della Lazio in giro per il mondo. Non ha mai scordato gli affetti. Aveva delicatezza e sensibilità. Portava le pastarelle a casa Mestrelli dopo le partite. Il tempo passa ma quando un uomo ha dei valori li deve manifestare. La sua vita dovrebbe essere raccontata soprattutto per il bene che ha fatto".
"Tatticamente con lui avevi il sedere riparato, sempre. Pino dietro andava a coprire la qualunque. E che tempismo in scivolata, era unico. Credo ne abbia sbagliato forse una in tutta la carriera. Da difensore mi sarebbe tanto piaciuto giocare come lui. La mia rappresentazione del ruolo, però, è stata Oddi. Lui mi raccontava che se sbagliava c'era il capitano pronto a mettere una toppa. Wilson non era altissimo ma aveva il tackle e il colpo di testa. Difendeva ed era abile a far ripartire la squadra. Aveva delle letture che gli permettevano di arrivare prima degli altri. Insieme a Scirea penso che sia uno dei migliori di sempre. Felice di aver visto una grande fetta di Lazio ai funerali. C'erano i giovani, Manzini, la Lazio Women e anche Immobile".
"Lo spartito con Inzaghi era diverso da quello di Sarri. Il calcio dell'attuale allenatore ha bisogno di tempo. Solo provando e riprovando i suoi automatismi posso essere capiti. La qualità della squadra c'è e i giocatori si stanno sacrificando andando incontro al tecnico. Non era facile. Simone in nerazzurro ha avuto la strada spiana da Conte. Sarri no. I margini di miglioramento ci sono. Ci sta che le coppe, alle volte, ti diano fastidio. Ma giocare in mezzo alla settimana significa che stai facendo calcio di livello. Questo è il contraltare".
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