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S.S. Lazio
In quel 21 giugno di trentaquattro anni fa, i biancocelesti si giocavano il futuro. Era la Lazio dei -9, chiamata a compiere un’impresa per non retrocedere in Serie C, con Fascetti in panchina. C’era la maglia bandiera, rimasta iconica nella storia biancoceleste e riproposta con successo negli ultimi anni. E soprattutto c’era Giuliano Fiorini, colui che decise la partita con il goal che regalò la vittoria all’82’ contro il Vicenza. Non c’erano altri risultati per quella Lazio: senza la vittoria sarebbe stata retrocessione. Ma bastò la rete di Fiorini a far esplodere un Olimpico pieno oltre ogni limite e a regalare gli spareggi ai biancocelesti. Quel giorno, in campo, c’era anche Angelo Gregucci, che ha rilasciato alcune dichiarazioni a Lazio Style Radio. Di seguito le sue parole.
“A livello di emozioni penso sia stata una delle gare più sofferte. Questo non solo da parte dei giocatori, ma anche da quella dei tifosi. Mi ricordo che un’ora prima della gara lo stadio era già tutto pieno. E ricordo perfettamente anche che il portiere del Vicenza fece miracoli per l’intero match, anche se non era lui il titolare. Ci rese la vita difficile. Alla fine ci pensò Giuliano Fiorini, di punta e anticipando tutti, a mettere la palla in rete. Non ricordo nessun altro boato in uno stadio di calcio così roboante”.
“Quel verdetto non fu neanche definitivo, noi stavamo giocando per la storia di una società. Ci dicevano: ‘Se perdete questa partita la Lazio scompare’. Ma non finì lì in quel pomeriggio. Noi dovevamo vincere, ma avendo dominato e non essendo riusciti a segnare non eravamo più tanto lucidi. La frenesia ci portava a commettere errori. Giuliano in area aveva dei colpi incredibili. Era in grado di agganciare il difensore e di girarsi in una frazione di secondo, era un fuoriclasse. La vera liberazione arrivò contro il Campobasso, rappresentava per noi l’uscire dall’incubo calcistico che stavamo vivendo. In una gara, praticamente, ci giocavamo tutta la storia della Lazio”.
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