Lo scudetto si deciderà soltanto negli ultimi novanta minuti. Il Milan è a un passo dal traguardo, ma l’Inter di Inzaghi ha un tifoso speciale. Sulle colonne della Gazzetta dello Sport, Sven Goran Eriksson parla del tricolore vinto con la Lazio e dello scudetto perso quando era sulla panchina della Roma. “Mi fa piacere che Inzaghi abbia riparlato della nostra impresa - sottolinea il tecnico svedese - fu uno scudetto unico per come è arrivato. Non si può scordare, è una di quelle cose nella vita di cui parli sempre e non ti stanchi mai di farlo. Ricordo la mezzora in spogliatoio con la radiolina aspettando che finisse Perugia-Juve. Nessuno si faceva la doccia, uno spogliatoio muto, paralizzato. Poi una festa meravigliosa e meritata”.
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Extra Lazio – Eriksson: Nello scudetto del 2000 ho avuto il merito di…
Il tecnico svedese parla della corsa al titolo: "Simone mi ha stupito, rispetto ad altri sembrava meno portato per stare in panchina"
“Nella vita, e quindi anche nello sport, la parola "mai" non deve esistere. Può succedere tutto, anche le cose in apparenza più impossibili possono capitare se non ti arrendi e fai il tuo dovere fino in fondo. Per questo, bisogna crederci sempre: sono sicuro che Simone e l'inter ne sono convinti. Se mi do un merito per lo scudetto del 2000 è che, nonostante tutto, un mese prima ci credevo davvero. Intorno a me quasi nessuno aveva quello stesso pensiero, il presidente Cragnotti era scettico e, invece, ripetevo a tutti: Vedrete che succederà. Tanti anni di calcio dovrebbero averci insegnato che la sorpresa può succedere sempre. Se poi non dovesse andare bene, non sarebbe un dramma né per l’inter, né per Inzaghi“.
“La carriera di Simone è appena iniziata e io sarò sempre un suo tifoso. Se il Milan vincerà lo scudetto, allora vorrà dire che ha avuto qualcosa in più: meriterà un giusto applauso. Ma dalle sconfitte ci si rialza, le delusioni insegnano. Io, ad esempio, mi sono trovato nella situazione opposta, quella di chi viene beffato all'ultimo. Non una, ma due volte: proprio l'anno prima dello scudetto della Lazio, quando ci superò il Milan, e non dimentichiamoci di quando allenavo la Roma. Nel 1985-1986 pensavamo di potercela fare dopo una grande rimonta, ma poi sul più bello, alla penultima con il Lecce, siamo caduti. Il titolo con la Lazio è la prova che non si deve mai mollare“.
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