Affonda con una figura pessima, che certifica l’inadeguatezza inspiegabile di una squadra che poco meno di un anno fa si laureava campione d’Europa, la Nazionale di Roberto Mancini. A Wembley, circa undici mesi dopo, di impietoso non c’è solo il risultato ma anche e soprattutto la prestazione. Vince l’Argentina, rifilando ai ragazzi di Mancini un secco tre a zero che non lascia alibi né altro. Ciò che rimane è l’ennesima prestazione meravigliosa di un giocatore incredibile come Leo Messi, che non entra nel tabellino dei marcatori ma viene osannato da tutto Wembley.
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Disastro Italia: l’Argentina trionfa a Wembley. Ora nuovo ciclo e nuove idee
Azzurri protagonisti di una prestazione pessima contro Messi e compagni. Per ripartire, ora, bisognerà cambiare qualcosa più degli interpreti
Ad aprire le marcature ci pensa invece, sull’assist di Messi, Lautaro Martinez poco prima della mezz’ora. Poi nel recupero del primo tempo un disastro difensivo permette ad Angel Di Maria di raddoppiare. Ancora nel recupero, ma quarantacinque minuti più tardi, è infine Paulo Dybala a chiudere i conti. Un tre a zero netto che sancisce la superiorità evidente dell’Argentina, ma soprattutto l’inadeguatezza attuale della nazionale italiana. Dal successo agli Europei in poi si è sbagliato tutto ciò che si poteva sbagliare. A partire dalla solita riconoscenza nelle convocazioni e nell’undici titolare e, probabilmente, anche un po’ di supponenza di troppo. Ma non solo.
Ciò che davvero stona, infatti, è altro. A partire da alcune dichiarazioni di Mancini, come il riferimento al ripescaggio al Mondiale, scenario più che impossibile. Così come stona la supponenza dei vertici del sistema calcio che, fallito per la seconda volta consecutiva l’accesso al Mondiale, hanno scelto di rimanere ognuno sulla propria poltrona. Nessun colpevole, nessuna condanna. Da sabato sera, quando esordirà nel nuovo girone di Nations League, l’Italia proverà ad aprire un nuovo ciclo. Ci saranno ancora protagonisti degli ultimi anni al fianco dei giovani, che non giocano nei club ma vengono convocati per poi lamentarsi proprio del fatto che non giochino. Un ciclo senza fine e senza uscita a cui il calcio italiano per tornare grande deve porre fine.
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