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ESCLUSIVA | Puglisi: “Goldoni, la rinascita dalla Lazio all’Azzurro. Moraca e Cetinja…”

Fabio Puglisi con Giusy Moraca, Eleonora Goldoni e Sara Cetinja
Il procuratore di Goldoni, Moraca e Cetinja interviene ai nostri microfoni per fare il punto sulle sue assistite e sulla novità dall'Azzurro
Michele Cerrotta

Notizia importante per la Lazio Women il rientro nel gruppo Azzurro di Eleonora Goldoni, dopo cinque anni di assenza, convocata dal CT Soncin per le due amichevoli contro Malta e Spagna, in programma il 25 ed il 28 ottobre. Per parlare di questo e di molto altro, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di CittacelesteFabio Puglisi, Consulente di Mercato di SportManager Group & SportManager International, che segue in prima persona la centrocampista biancoceleste, ma anche Giusy Moraca e Sara Cetinja, nonché Chiara Scaramuzzi ed Eleonora Prosperi, entrambe classe 2007, facenti parte della Primavera biancoceleste allenata da Pamela Pace.

Impossibile non partire dalla convocazione di Eleonora Goldoni. Un grandissimo successo per la ragazza e per tutto il suo entourage. Qual è il vostro stato d’animo in questo momento?

“La gioia è grandissima da parte di tutti, perché la ragazza tiene davvero tanto a indossare la maglia Azzurra. È una vittoria di Leo (così tutti chiamano Goldoni, ndr), della sua cultura del lavoro, del suo spirito di sacrificio e della sua enorme voglia di migliorare sempre e non accontentarsi mai. Ed è anche una vittoria della sua famiglia, che la segue sempre in modo appassionato e la supporta in ogni momento; di Marco Vernacchio, il suo Mental Coach che con lei sta facendo un lavoro straordinario; di Stefano Brasetti, il suo personal trainer; di tutto il gruppo di amici veri che Eleonora ha e che, incuranti delle distanze, girano l’Italia per vederla giocare e starle vicino”.

Fabio Puglisi con Eleonora Goldoni

Non ha fatto il suo nome, ma qualche merito ce l’avrà anche lei nel percorso di crescita che ha portato Eleonora Goldoni a riprendersi l’Azzurro.

Leo ha una grande qualità: quando si vede in difficoltà, non ha vergogna o timore nel chiedere aiuto. Questo, oltre a essere sinonimo di grande umiltà e intelligenza, aiuta tanto nella gestione di un’atleta. Per me la notizia della sua chiamata in Nazionale è stata un’emozione pazzesca che è difficile descrivere a parole. Mi sono passati davanti agli occhi tutti i ricordi delle annate calcistiche vissute insieme. Il suo sms che mi arrivò un sabato sera mentre ero a Riccione, in cui mi chiedeva se potevo seguirla. Era in crisi. Voleva andar via dall’Italia. I primi incontri con lei a Sassuolo furono tutti sfoghi e lacrime… nonostante tutto, il suo impegno e la sua applicazione non mancarono mai per la causa neroverde.

A gennaio ci fu la possibilità concreta di portarla al Galatasaray. A Istanbul la attendevano con grandi aspettative. Poi però tutto saltò. Furono mesi difficili in cui Eleonora giocò poco e niente. A fine stagione sembrava che la pista turca potesse riaprirsi. Abbiamo avuto anche un colloquio col Como, ma sinceramente era alla Lazio che io volevo portarla, per metterla nelle mani di Gianluca Grassadonia. Convincere lei e la sua famiglia a scendere in Serie B, non era impresa facile. Ma, ancora una volta, prevalse l’intelligenza nel capire che spesso nella vita bisogna fare un passo indietro per farne dopo due avanti. Grazie a Monica Caprini riuscimmo abbastanza velocemente a chiudere la trattativa.

Il resto è storia che conoscete benissimo: il grande feeling che si è subito creato tra lei e il Mister, il ritorno a centrocampo a livello di ruolo, i tanti goal, la microfrattura al basso perone che l’ha tenuta ferma per tre mesi, il ritorno in campo, la promozione e adesso la Serie A con già 2 reti all’attivo. In tutto questo percorso io ero sempre lì, al suo fianco, orgoglioso di vederla crescere e maturare come persona in primis e poi come calciatrice, e ogni volta pronto a supportarla quando aveva bisogno. E oggi sono qui a ringraziare Leo per la fiducia che ha avuto in me e per tutte le emozioni che abbiamo condiviso insieme. Fermo restando il fatto che c’è ancora tanta strada davanti a lei”.

Traspare tanta emozione da queste parole. Che ragazza e che calciatrice è Eleonora Goldoni?

Eleonora è una ragazza splendida, dotata di una sensibilità particolare, umile e sempre pronta ad aiutare e mettersi a disposizione. Per me non è solo una giocatrice. È un’amica, una sorella, una compagna. Una persona che mi dà sempre la possibilità di condividere con lei gran parte del suo percorso di vita. Un privilegio che cerco di meritarmi ogni giorno. Come calciatrice è generosa, dotata di grandi doti atletiche, eccelle nel gioco aereo e ha una discreta tecnica di base. Aveva molte lacune tattiche prima di incontrare sulla sua strada Mister Grassadonia. Lui la sta completando e sta contribuendo in maniera determinante a farla diventare una calciatrice di valore assoluto. Lo ringrazio di cuore, così come ringrazio la Società della Lazio per aver creduto in lei”.

Parliamo di un’altra sua assistita: Giusy Moraca. Grande protagonista nella promozione della Lazio in Serie A, quest’anno fatica a trovare spazio. Cosa può dirci in proposito e come sta vivendo la ragazza questi momenti?

Faccio un giro un po’ largo, ma solo per poter rispondere al meglio. Ho incontrato e conosciuto Giusy a Sassuolo mentre seguivo Goldoni. Anche lei, nella sua prima vera esperienza lontana da casa, trovava poco spazio. La incrociavo spesso in tribuna. Era apatica, spaesata, triste… Così è cominciato il nostro percorso insieme. Sempre in salita. Me lo chiese lei e io accettai tra la diffidenza di tanti, che la vedevano incostante, immatura, inadatta a tante cose. La ragazza voleva tornare a Pomigliano nel gennaio del 2023. Alla fine il Sassuolo si oppose: non l’avrebbe ceduta ad una diretta concorrente. A un giorno dalla chiusura del mercato invernale avevamo sul piatto due opzioni: Napoli e Lazio, entrambe in Serie B. Io spingevo per portarla a Formello, ma Napoli per Giusy voleva dire casa… Ha deciso al fotofinish e ha scelto la Lazio.

Abbiamo fatto una corsa contro il tempo, con il trasferimento che è stato ratificato a due ore dal gong. In biancoceleste Moraca ha subito incantato. I primi sei mesi ha segnato nove goal e sfornato sei assist. La scorsa stagione sedici reti (alcune bellissime, ndr) e undici assist. Credo che sia stata la calciatrice a cui il tifo laziale si è più affezionato negli ultimi anni. Tutta questa premessa per dire che, delle ragazze che io seguo, Giusy Moraca è oggi quella di cui sono maggiormente orgoglioso. È cresciuta tantissimo negli ultimi anni. È diventata prima di tutto una persona vera, capace e pronta ad affrontare le difficoltà che la vita le ha messo di fronte. La ragazza spaesata e apatica di Sassuolo è solo un ricordo. Giusy oggi sta affrontando l’attuale situazione con una maturità e una determinazione davvero top.

Ha giocato sessanta minuti, partendo da titolare, contro Orobica in Coppa Italia e Sampdoria in campionato. Per il resto solo brevi spezzoni, nei quali però ha colpito due traverse e fatto bellissime giocate anche nel poco tempo avuto a disposizione. Giusy Moraca è una giocatrice estrosa. Alcune sue invenzioni col pallone tra i piedi valgono da sole il prezzo del biglietto. Io la ringrazio perché mi tiene sempre lì, a un passo da lei, e mi dà la possibilità di gustarmi la sua crescita personale e di emozionarmi ogni volta che la vedo giocare su quel prato verde. Io seguo il calcio da tanti, troppi, anni e so che basta un episodio, una scintilla, un’opportunità ben sfruttata per cambiare la stagione di un’atleta. Giusy deve solo proseguire su questa strada con impegno e determinazione. E vedrete che fra qualche mese per lei staremo a raccontare una storia diversa da quella attuale”.

Fabio Puglisi con Giusy Moraca

Tra le biancocelesti che lei segue c'è anche Sara Cetinja. Il portiere serbo è stato uno degli acquisti più acclamati in estate. Alla luce delle partite disputate finora però, c’è chi si aspettava un rendimento maggiore da parte sua. È d’accordo con quest’analisi oppure no?

Permettimi bonariamente di sorridere, perché anch’io ho sentito qualche mugugno. La prendo larga anche stavolta e chiedo venia per questo. Cetinja è arrivata in Italia, al Pomigliano, nel periodo del lockdown. In due stagioni con la maglia delle Pantere è stata autentica protagonista di altrettanti miracoli: due salvezze su cui nessuno avrebbe scommesso. Il primo anno Sara si è classificata terza come numero di parate, l’annata successiva prima, lasciandosi alle spalle portieri del calibro di Giuliani e Baldi. Conclusa la parentesi in Campania, abbiamo accettato la proposta dell’Inter. Là Cetinja, complici anche i numerosi infortuni occorsi a Durante, ha giocato ventisei partite su trentadue stagionali. E sfido chiunque a dire che le nerazzurre abbiano disputato un intero campionato con un portiere di riserva come titolare.

Sara ha collezionato quattro clean sheets, di cui uno nella partita contro la Roma (unica sconfitta della squadra di Spugna nella stagione regolare, ndr) e un altro contro la Juventus a Biella nel corso dei Play Off (primi punti nella storia presi dall’Inter Women in casa della Juventus, ndr). Per quattro volte è entrata nella Top XI settimanale della FIGC e per una in quella europea di DAZN ed Ata Football. Nello scorso campionato le è stato consegnato anche il Premio APPORT (Associazione Preparatori dei Portieri, ndr) come miglior estremo difensore Under 23 della stagione precedente. Quindi, a mio avviso, il campo dice che stiamo parlando di una calciatrice di valore assoluto.

Quando ha cominciato a prospettarsi l’ipotesi Lazio, io per primo dissi a Sara che per lei sarebbe stato un ulteriore step di crescita. A Pomigliano infatti era indiscutibilmente la titolare. All’Inter è stata un numero. Ha fatto il suo lavoro bene in campo e fuori, senza che le venissero dati particolari obiettivi. Venendo a Formello sapevo che avrebbe avuto più pressione, che sarebbe stata messa in discussione e che avrebbe dovuto convivere con tutto ciò. Quando le recapitai l’offerta scritta della società del presidente Lotito parlammo a lungo. Le diedi due giorni per decidere, ma si fece bastare solo una notte. L’indomani firmò subito! I conti li faremo alla fine, ma io credo tantissimo in Sara Cetinja come calciatrice e come persona. Anzi, se permetti, su di lei vorrei raccontarti un aneddoto…

Prego…

Grazie. Partiamo dal presupposto che io in questo lavoro, per scelta, non faccio Recluting. Tutte le calciatrici che seguo sono arrivate spontaneamente da me attraverso un giro di passaparola. Tutte tranne due: Giada Catena, classe 2006, centrocampista della Roma Primavera, e Sara Cetinja. In questo caso le ho seguite, inseguite e volute a ogni costo. La prima volta che vidi giocare Cetinja dal vivo fu proprio contro la Lazio. Era il 16 aprile del 2022, tra l’altro il giorno del suo compleanno. La partita finì 1-1. Visentin riprese le Pantere, dopo che Sara aveva compiuto almeno tre interventi decisivi a salvare la propria porta. Ne rimasi folgorato.

Quando riuscii, grazie all’aiuto di alcuni amici, a convincerla ad andare a cena per parlare di una futura collaborazione, nemmeno a farlo apposta, l’indomani entro mezzogiorno dovevo essere dalla parte opposta dell’Italia. Nonostante tutto, non rimandai l’appuntamento e la mattina successiva partii alle 4 da Pomigliano d’Arco dopo avere dormito solo pochissime ore. Anche la ragazza restò stupita dal fatto che le mandai un messaggio di saluto a quell’ora. Tutto questo solo per dire che Sara Cetinja per me non è mai stata un’opzione. Volevo seguirla e crescere con lei, punto e basta. Motivo per cui, oggi più di ieri, su questa giocatrice sono pronto a scommettere tutto. E sono sicuro di vincere questa scommessa”.

Fabio Puglisi con Sara Cetinja

Passiamo alla Lazio: qual è il suo pensiero sul mercato estivo, sull’andamento in campionato e sui possibili puntelli da mettere nel mercato di riparazione?

Partiamo da alcuni punti fermi. Primo, la Lazio ha uno spogliatoio granitico e unito, con le ‘vecchie’ che hanno fatto davvero un grandissimo lavoro per fare integrare al meglio le nuove arrivate. Secondo, e lo ripeterò fino alla nausea, la Lazio ha un grande allenatore. Gianluca Grassadonia per me, nel contesto del calcio femminile, è fuori categoria. Detto ciò, il mercato biancoceleste non è stato certo quello di una neopromossa! Il ds Pinzani, pur provenendo dal maschile, si è dimostrato davvero capace nel suo lavoro oltre a essere una persona con dei valori veri. Gli faccio i complimenti più sinceri per il lavoro svolto e da svolgere. Senza dimenticare il Direttore Fabiani. Impossibile prendere giocatrici come Connolly, Le Bihan, Piemonte, Yang, Oliviero, Cetinja, D’Auria, Simonetti, Belloumou, Karresma, Kajan e Zanoli, senza il suo intervento.

Anzi… fatemi fare un commento a parte su Martina Piemonte: per me è un’amica, una giocatrice importante e una ragazza fantastica e dal grande cuore. È tornata molto matura dopo l’esperienza in Premier. Le auguro il meglio. Se lo merita. Peccato solo che alla fine si sia chiuso con una rosa numericamente corta. Ma sono sicuro che a gennaio verrà colmata pure questa lacuna, aumentando ulteriormente il tasso tecnico della squadra.

Riguardo al campionato, la Lazio ha dimostrato di avere un’identità di squadra. Ha sei punti e poteva benissimo averne dodici. Ha già affrontato Roma, Juventus e Milan e non è mai stata messa sotto da nessuno dal punto di vista del gioco. Spesso, complici alcuni infortuni, sono state chiamate in causa molte calciatrici che avevano militato nella serie cadetta, ma l’organizzazione e il lavoro settimanale sul campo hanno annullato le differenze. Penso che alla Lazio manchi una vittoria di prestigio. Con un successo di questo tipo, il campionato biancoceleste potrebbe diventare davvero importante”.

Magari con una vittoria proprio contro la Fiorentina al Viola Park domani?

Questa è l’unica domanda alla quale non voglio rispondere (ride, ndr). Il mio cuore infatti è interamente Viola, quindi evito di fare pronostici. Sabato sarò presente al Viola Park e mi auguro di assistere ad una bella partita. Poi vinca la squadra migliore”.