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gazzanet
di Lorenzo Beccarisi
La presenza di Lucas Leiva fa piacere, ma non nasconde la situazione con la quale la Lazio si presenta a questo match: ricca di defezioni, senza attacco, e con un 11 da inventare. Prima Luis Alberto con Correa, poi Milinkovic con Correa, poi Adekanye, poi addirittura Djavan Anderson. Inzaghi le prova tutte, ma non basta.
L'approccio è buono, Correa non approfitta di un buon cross di Jony dalla fascia, ma un po' la stanchezza e un po' una rosa sperimentale non tiene botta ad un Milan comunque organizzato. Calhanoglu tira fuori il coniglio dal cilindro e porta i suoi in vantaggio con una conclusione dalla distanza deviata da Marco Parolo, Ibrahimovic raddoppia da calcio di rigore - aveva già segnato ma la bandierina ha annullato tutto - nonostante la parata di Strakoha che però si fa sfuggire il pallone dalle braccia.
Nel secondo tempo Inzaghi mischia un po' le pedine ma la minestra non cambia, la Lazio non riesce a trovare pertugi e spazi. Il Milan ne approfitta, ancora, e chiude la pratica con il terzo gol di Ante Rebic: servito in piena area di rigore, approfitta di una linea difensiva mal messa e batte il portiere senza troppi patemi.
Il sogno di una stagione cade sotto i colpi del Diavolo. Un Diavolo nemmeno troppo forte, nemmeno così irresistibile, ma bravo ad approfittare di una Lazio in preda a mille difficoltà ed incapace di avere un sussulto di orgoglio. A 8 giornate dalla fine la Juventus scappa di sette lunghezze, discorso tricolore - di fatto - quasi chiuso.
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