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Tamponi Lazio, il vero caso ora è Strakosha

redazionecittaceleste

I suoi test continuano ad essere discordanti addirittura da 22 giorni. La Procura d'Avellino va avanti, quella della Figc potrebbe presto interrogarlo

ROMA - Fuori, dentro, fuori, dentro, fuori, di nuovo in isolamento. E’ Thomas Strakosha ora il vero caso della Lazio. A maggior ragione se dovesse essere confermato positivo alla perizia, andata in scena martedì all’ospedale Moscati d’Avellino e proseguita in queste ore, dopo il prelevamento di altri 7 campioni (i 4 dello staff più i tre giocatori presunti positivi) di Rna Virali alla Merigen, il laboratorio di Napoli a cui si era rivolta Futura Diagnostica venerdì scorso per avere conferme sui propri tamponi con risultati differenti rispetto a quelli della Synlab e del Campus Biomedico di Roma: «Anche lì hanno appurato l’assenza dei tre geni per Strakosha e Leiva – spiega il coordinatore di Futura Diagnostica, Taccone - riservandosi un ulteriore controllo solo per il tampone di Immobile. Il dottor De Biase mi chiamato e mi ha comunicato la positività di quest’ultimo al solo gene N. Solo quello, che è un gene ballerino, a volte è positivo, a volte no. E non può essere probante di un’infezione». Eppure adesso le ricerche di Maria Nandi, perito nominato dalla Procura D’Avellino, si stanno concentrando sulla sorpresa relativa a Strakosha, unico risultato alle contro-analisi positivo. Per questo anche la consegna della perizia alla Procura d’Avellino potrebbe slittare di qualche giorno.

LA STORIA

In un certo senso, il club biancoceleste tira un sospiro di sollievo perché sembrava Immobile il nodo più contorto: invece, insieme a Leiva, è negativo e oggi effettuerà un nuovo tampone per essere “libero” dall’isolamento. Questo mette in discussione i test effettuati prima alla Synlab dalla Uefa e poi quelle (volute in gran segreto da Lotito) al Campus Bio-Medico, oltre a quelli di Futura Diagnostica, messi sotto inchiesta dalla Procura di Vincenzo D’Onofrio. Emergono nuovi interrogativi relativi all’ambiguità degli esami, diversi fra un laboratorio e l’altro. Eppure non si può far finta di niente su Strakosha, il cui esito è sempre positivo. Perché l’eventuale rapporto del portiere biancoceleste col Covid avrebbe così un percorso molto lungo e tortuoso. Addirittura alla vigilia della partita col Bologna (2-1) del 24 ottobre, Strakosha era stato isolato. Aveva la febbre e lo staff medico lo aveva subito messo di nascosto in isolamento. Inzaghi in conferenza aveva parlato solo di rotazione fra i pali con Reina all’improvviso. Peccato che il giorno dopo Thomas non si allenava e non figurava nemmeno fra i convocati per il match di campionato. Sparito dal campo anche sino al match contro il Bruges in Champions e ricomparso il 31 ottobre, dopo aver effettuato con la squadra un tampone risultato negativo il giorno prima della penultima gara di campionato. Il primo novembre l’estremo difensore albanese va in panchina a Torino, ma il giorno dopo si sottopone al test molecolare della Uefa pre-Zenit e gli esiti di martedì lo rifermano per San Pietroburgo: peccato che Strakosha si alleni comunque (entra per ultimo alla rifinitura a Formello) insieme a Immobile e Leiva con il gruppo.

AUDIZIONE

Per Futura Diagnostica è sempre stato negativo, per Synlab e il Campus Bio-Medico no. E ora anche i test riprocessati ad Avellino confermano. Oggi sarebbero passati però addirittura 22 giorni dal primo sintomo di Covid. Il discorso diventa fondamentale sul piano sportivo. Ieri Rodia e il responsabile sanitario Pulcini hanno dovuto rispondere alla Procura Federale anche su questo, ma presto potrebbero convocare direttamente il giocatore per l’interrogatorio.

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