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Mercato Lazio, per lui Lotito farebbe un'eccezione
ROMA - Partiamo da un presupposto fondamentale: nessun giocatore della Lazio che ha giocato a Torino era positivo. Nemmeno al gene N. E questo è confermato dai risultati inviati al club biancoceleste da parte del laboratorio di Avellino a cui la Lazio si appoggia per processare i tamponi. E di questo se ne è accertata anche la Procura della Figc che martedì ha aperto un’inchiesta anche per fare chiarezza su una eventuale violazione del protocollo (lunedì Immobile si è allenato). Ad insospettire è stata l’alternanza di risultati positivo, negativo a seconda se a fare il tampone è stata la Uefa o la Lazio. Circostanza che, inevitabilmente, ha alimentato polemiche e veleni. Anche perché dopo i test fatti dal massimo organismo europeo sono risultati positivi, o meglio “debolmente positivi” tra gli altri Strakosha, Leiva e Immobile. Gli ultimi due regolarmente in campo a Torino e Ciro ha anche segnato il rigore del 3-3. Stavolta le “contro analisi” chieste al laboratorio di Avellino hanno evidenziato una positività, proprio di Immobile, solo al gene N, che appartiene alla famiglia del Coronavirus ma non è specifico del Covid. Quello dei tre specifico è l’Rdrp, risultato negativo.
LA CRONISTORIA
A fare chiarezza ci ha pensato il responsabile del laboratorio a cui si appoggia la Lazio, Massimiliano taccone, figlio dell’ex presidente dell’Avellino: «Prima del Bruges ha fatto degli esami con noi e con la UEFA: per noi il tampone del 22 ottobre era assolutamente negativo, per la federazione il risultato era di un certo tipo, per cui il presidente Lotito ha preferito non rischiare. Dopodiché Immobile da noi è stato testato il 26 e il 30 ottobre, prima del Torino e risultando assolutamente negativo, il 31 ottobre, risultando ancora negativo, e il 2 novembre, quando per la Uefa il tampone è risultato positivo e per noi lievemente reattivo al gene N». Per tutta la giornata di ieri il responsabile medico biancoceleste ha avuto un lungo scambio di mail con il suo collega incaricato da Nyon per chiarire la situazione. «Secondo noi Immobile può tranquillamente giocare senza problemi e senza pericolo di infettare qualcuno» rimarca ancora Taccone.
L’AMPLIFICAZIONE A 43
Ma come è possibile ci sia questa discrepanza? Risultati diversi perché diversi sono i laboratori che svolgono i test. Quelli per la Champions sono fatti da Synlab, incaricata dalla Uefa. Per il campionato, invece, ogni squadra ha un suo centro (purché sia tra quelli accreditati): la Lazio, come detto, ha scelto Futura Diagnostica ad Avellino. Fra Italia e Svizzera non si trova “accordo”. La differenza risiede tutta nell’amplificazione: il “cut-off” (il numero di cicli necessari per confermare la negatività). Per essere più chiari lo strumento che viene utilizzato funzione come una lente d’ingrandimento, più vengono moltiplicati i frammenti di acidi nucleici più è facile andare a trovare cariche virali. Anche bassissime. Infatti per una carica virale alta ne bastano appena 20. L’amplificazione del laboratorio di Avellino è 43, in linea con gli standard nazionali, quello della Uefa è più alto, e dunque ha una sensibilità maggiore. Un nodo che va sciolto il prima possibile. Lega, Figc e Uefa dovrebbero trovare un punto d’incontro sulla questione. Potrebbe già aiutare se in Italia si individuasse un unico laboratorio. La polemica è destinata a proseguire. Lotito, rimane in silenzio, ma è furioso. Domani, intanto, sono previsti i tamponi in vista della sfida di domenica contro la Juventus. Con ogni probabilità Immobile sarà abile e arruolato.
Cittaceleste.it
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