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ROMA - Come il Natale. Il Sergente quando arriva, arriva. Accarezza la palla, si gira e mira. E allora per tutti i laziali è una «Buona Domenica». Lo scrive Milinkovic in posa dopo la grande nottata, nel giorno dell'Immacolata. Lui adesso sembra il più bel albero mai realizzato a Piazza Venezia. Sergej è una statua, è l'icona di una Lazio che non deve chiedere altri regali al Babbo, perché ha ritirato fuori tutti i suoi gioielli più preziosi dal cassetto. Domandate ora alla Juve se c'è di meglio o se il prezzo di Milinkovic è ancora così alto? Agnelli non l'ha comprato a 90 e adesso l'ha pagato ancora più caro. E pensare che sabato sera il serbo sembrava quasi a disagio, dopo uno splendido aggancio sul solito lancio di Luis Alberto. E' riapparso con un lampo matto che potrebbe brillare anche per il prossimo anno. Figuriamoci se poi, fra poco più di 10 giorni in Supercoppa, dovesse bissare un simile colpo basso a chi lo ha sedotto e abbandonato. Comunque per la felicità dei suoi tifosi e della Lazio, che ancora possono godersi il suo immenso talento. Milinkovic torna e non è un abbaglio. Ora è pure il giustiziere di Lotito, visto che lui ci ha sempre creduto: non lo ha voluto “svendere” ai ricatti della Juve, ma ha comunque rispettato il suo campione con un adeguamento (a 3,5 milioni) superiore depositato a fine estate. Qualcuno già assicurava che il suo cartellino si fosse svalutato, ma ecco la sorpresa di Sergej questo benedetto sabato. Si chiude un altro cerchio.
MESSIA
L'ennesimo magnifico paradosso in serbo. Forse il peggiore per parte del match, ma poi il migliore al momento giusto. Con un guizzo magico e spietato, con le braccia di un'aquila e le gambe di un carrarmato, con lo sguardo da matto e il piede di un santo. D'altronde sempre a dicembre di due anni fa era nato questo Messia della Lazio. Alla vigilia ve l'avevamo detto, visto che anche contro l'Udinese con un assist Milinkovic era stato decisivo. Sergej si è solo evoluto, ha imparato a difendere senza offendere il suo dolce palato. Bada più al sodo, ma risponde anche al suo gusto e nelle ultime due giornate lo ha dimostrato con un assist per Immobile al bacio e un gol alla Juve capolavoro. Basta criticarlo, è tornato decisivo. A novembre era mancato tanto, s'era eclissato, a parte il gol contro il Lecce non era mai più finito nel tabellino. Ma un diesel deve carburare. Era già successo nell'anno della sua esplosione totale, quando iniziò con la Samp a segnare senza mai più smettere: collezionò 14 gol e 4 assist alla fine fra campionato e coppe, ma in quel 2017/18 era fermo appena a 2 reti e un passaggio decisivo a questo punto della stagione. Adesso zitto zitto è già a quattro centri e sei assist in 19 partite giocate. Inzaghi gli ha risparmiato solo l'ultima contro il Cluj perché Milinkovic è diventato fondamentale in mediana. Ora si riscatta pure sotto porta. Perché d'altronde alla vigilia aveva fatto la promessa al suo popolo di spalancarne una ancora più grossa: «La Champions? Ce sta tutta». Fategli fare tutti i prossimi giuramenti in romanaccio. Se dopo 16 anni ha riportato con la Juve il successo all'Olimpico, forse c'è un nuovo impero in serbo.
Cittaceleste.it
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