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Parla Wilson
ROMA - Sulle colonne del Il Corriere della Sera, l'ex capitano e bandiera della Lazio, Pino Wilson, ha parlato della partita di addio di Giorgio Chinaglia. Una sfida casalinga contro il Torino del 25 aprile 1976 fu l'ultima con l'aquila sul petto per Long John prima di passare ai Cosmos. Ecco come si è espresso l'ex difensore: "Quel pomeriggio il Torino andava a tremila, un po' come noi nel 1974, ma nonostante questo pareggiammo e rischiammo di vincere. D'Amico fece una partita eccezionale: Giorgio, invece, la sera stessa partì".
Perché lasciò la Lazio?
"C’erano tante situazioni, anche di carattere familiare, dovute anche al fatto che la famiglia della moglie fosse americana, e che a lei non sembrasse vero di avere Giorgio negli Usa. In campo, invece, Chinaglia veniva fischiato in ogni stadio, e questa cosa non gli piaceva".
Quanto avrebbe fatto comodo alla Lazio avere ancora Chinaglia?
"Tantissimo. Per almeno altri quattro o cinque anni avrebbe lasciato il segno. La cosa che risaltava era il carattere: Giorgio non ci stava mai a perdere. E poi i gol li ha sempre fatti".
È stato il miglior centravanti della storia laziale?
"Con tutto il rispetto e il bene per Giorgio, credo sia stato Piola. Non ha giocato nella mia epoca, ma quando tutti dicono la stessa cosa è perché evidentemente è così. Sul podio metto anche Bruno Giordano: un talento europeo con una classe meravigliosa".
Dopo il suo addio riusciste a rimanere in contatto?
"C’era il telefono fisso, usavamo quello. E dopo la grande onda di entusiasmo che generò il suo arrivo in America, e che ho conosciuto avendo giocato anch’io nei Cosmos, sentì nostalgia di aver lasciato Roma, la Lazio, me, Oddi, Pulici e tutti gli altri compagni. Credo abbia sentito il peso di questa partenza improvvisa, anche se programmata allo stesso tempo. Giorgio è sempre stato laziale, ha cambiato il modo di tifare per questa squadra. Chi non lo conosce pensa potesse essere un arrogante, invece era un generoso".
I tifosi stavano sognando anche per la Lazio del 2020...
"Penso sia un campionato da finire, laddove ci siano i presupposti sanitari, anche a porte chiuse. Assegnare lo scudetto così sarebbe la cosa più illogica".
Ipotizziamo si riparta: che Lazio sarà?
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