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Notizie Lazio - Milinkovic-Savic
ROMA - Questa è la vera storia del furto (che forse non era un furto) della Cinquecento Abarth (che forse non era una Cinquecento Abarth) del fuoriclasse serbo della Lazio Sergej Milinkovic Savic. Una vicenda intricata, che ha dato origine a una lunga inchiesta della procura di Roma apparentemente arrivata a un punto morto, e che assume rilevanza non tanto per i risvolti giudiziari ( non ci sono indagati), ma per i personaggi che la popolano. E dove spuntano denunce doppie e confuse, un auto che “ scotta”, factotum con precedenti, uomini legati a clan campani e albanesi. I fatti, dunque.
La denuncia in ritardo
Il 12 settembre del 2018 il calciatore si presenta alla stazione dei carabinieri di Ponte Milvio per denunciare il furto della macchina che aveva parcheggiato vicino a via Cortina d’Ampezzo. Ai militari spiega che la sua Fiat 500 Abarth, da poco acquistata e con targa tedesca, è sparita il 4 settembre, quando lui si trovava al raduno con la nazionale serba. Racconta di essere stato avvertito lo stesso 4 settembre da Alekszander Pupavac, suo amico e ospite nella casa di Roma. Al telefono, Milinkovic ha chiesto a Pupavac di rivolgersi a Alessandro Nebuloso, detto Lallo, che, negli atti di indagine, è descritto come “ persona che frequenta altri giocatori e li aiuta in alcune incombenze”, quali ad esempio comprare e vendere case. A questo punto, però, la storia si complica.
L’Audi che scotta
Alla stessa stazione di Ponte Milvio, infatti, il 4 settembre si erano già presentati Pupavac, Lallo e la modella pesarese Sabina Bakanaci per denunciare il furto. Solo che non hanno parlato di una Cinquecento, ma di un’Audi importata dalla Germania, di cui Pupavac ha fornito il numero di targa. Aggiungendo, confusamente, che l’unica chiave ce l’ha Milinkovic “ma l’ha buttata”. Inserita quella targa nella banca dati, si è aperto un mondo.
L’Audi era stata oggetto di tre controlli. Il primo il 5 febbraio del 2018 a Piazzale di Ponte Milvio. A bordo c’erano due uomini: uno era Gennaro Esposito, detto “ Genny ‘ a carogna” (stesso soprannome dell’ex capo ultrà del Napoli Gennaro Di Tommaso, che niente c’entra con questi fatti), arrestato nel 2017 per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti e figlio di Luigi Esposito, detto Gigino Nacchella, storico esponente del clan Licciardi. Qualche giorno dopo l’Audi era stata controllata in zona Farnesina, guidata da Pupavac. Il terzo controllo il 24 aprile del 2018 a Viterbo, a bordo c’era l’albanese Ismail Rebeshi, rinviato a giudizio — è notizia di ieri — per estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Lallo, il factotum
C’è dell’altro. A insospettire i finanzieri di Piazzale Clodio è anche la figura di Alessandro Nebuloso. Lallo, l’uomo che “frequenta i giocatori” (a Repubblica risulta in contatto con Luis Alberto e Leiva), ha precedenti di vecchia data, tra cui un arresto, e nel 2017 una denuncia per violenza e minaccia a pubblico ufficiale.
Le contraddizioni
Le cronache riportano, nel febbraio del 2019, il ritrovamento della Cinquecento in zona Bufalotta- Talenti. Sono emerse contraddizioni nelle versioni offerte dai protagonisti. Ad esempio, dai tabulati telefonici non risultano telefonate tra Pupavac e Milinkovic il 4 settembre 2018, il giorno del furto, mentre ve ne sono 12 tra Pupavac e Lallo. Gli inquirenti non si spiegano, poi, perché il giocatore abbia formalizzato la denuncia otto giorni dopo il furto, nonostante si fosse fatto mandare copia del libretto il 5 settembre. Tuttavia, l’indagine, durata 8 mesi, non va a dama, dalle intercettazioni non sono usciti elementi utili a fugare i dubbi, la matassa resta ingarbugliata. La procura un mese fa ha chiesto l’archiviazione del procedimento per furto a carico di ignoti. La gip - scrive Repubblica - Maria Paola Tomaselli sta valutando.
Cittaceleste.it
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