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Lazio sempre più Ciro-dipendente: grinta e gol nel sangue

redazionecittaceleste

A Torino ha riportato dalla panchina i biancocelesti sul 3 a 3 grazie a un rigore

ROMA Entra e risolve. Alla sua maniera, facendo come sempre centro. Bentornato, re Ciro. Capitano e campione vero. Lo si vede nel momento del bisogno. Non può fare a meno di lui, la Lazio. Immobile parte dalla panchina, ma poi è decisivo anche a Torino. Si carica i compagni sulle spalle a rimorchio. Trasmette grinta con il linguaggio del corpo e non solo. Dopo il gol del 3 a 2 manda a quel paese l’arbitro reo di non aver fischiato su Hoedt il fallo. Immobile si prende il giallo, ma si rimbocca le maniche e prova il tiro in porta neanche 15 minuti dopo. Si conquista quindi il rigore: è lui ad aprire per Patric dopo uno scambio al volo con Milinkovic, è lui a colpire il braccio di N’Koulou, è lui a trasformare il penalty con un atteggiamento glaciale come al solito. Tutti i meriti alla fine se li prende Caicedo, ma la rimonta non sarebbe mai stata possibile senza la tenacia e lo spirito di Ciro. Calamita del gol, Gerd Müller del terzo millennio, fenomeno mai troppo considerato. Ha già fatto e farà ancora la storia e le fortune della Lazio. Era mancato a Bruges in Champions, forse solo per un tampone "falso positivo". Si è tenuto una rete per il terzo turno. Immobile sarà una sentenza anche a San Pietroburgo.

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