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Di Giovanni Manco
ROMA - "A volte c'è così tanta bellezza nel mondo, che è troppa. Il cuore mi si riempie come un palloncino che sta per scoppiare...". Così Lester - interpretato da Kevin Speacy - chiudeva un film capolavoro come "American Beauty". Di bellezza, dalle parti di Roma, ne stiamo vedendo a tonnellate e proviene quasi tutta dalla sponda biancoceleste del Tevere.
Se è vero che il punto ottenuto nel derby è, per usare un eufemismo, prezioso, possiamo tranquillamente dire che nell'ultima stracittadina alla squadra di Inzaghi è mancata quell'estetica che la sta mettendo in risalto fra tutte le altre squadre del campionato. Come una stella che brilla più luminosa e più forte di tutte le altre. Senza bellezza, come visto, la Lazio rischia di diventare una squadra normalissima: lenta, compassata, incapace di uscire palla al piede ed in completa balia del suo avversario. Esattamente quello che è accaduto nel match di domenica. Gli spunti positivi ci sono, eccome, uscire con un punto nonostante la bruttezza messa in campo è sintomo di una maturità compiuta ed in atto. Ma, per amor del cielo, ridateci la bellezza!
Sognare è lecito, specie quando la vetta è così vicina. Ed Inzaghi, in cuor suo, lo sa: il tecnico piacentino è colui che più di tutti sta covando - sotto traccia e senza proclami - il sogno che corrisponde a quella parola di 8 lettere. Sognare va benissimo, ma servono i mezzi, ed il mezzo principale di questa squadra è sempre quello: la bellezza. Gioco rapido, veloce, palleggio esteticamente piacevole e giocate sempre in verticale. E poi gol, tanti gol. Questa è la Lazio, una squadra che gioca bene, ma talmente bene che è capace di ridurre il gap con le compagini più forti che comandano la classifica. Per buona pace di sarrismo e contismo, la bellezza della Lazio è tutt'altra cosa.
Domenica la Spal e mercoledì il Verona, due appuntamenti da non fallire per arrivare ad armi pari allo scontro diretto contro l'Inter del 16 febbraio. Vincere, ovvio, ma per favore: Lazio, non diseducarci mai alla bellezza.
A proposito di bellezza, un plauso alla coreografia. Altro che pareggio... 6-0/6-0 per i biancocelesti. Game, set, match.
"Come si può restare arrabbiati quando c'è tanta bellezza nel mondo?".
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