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ROMA - Si è parlato tanto della preparazione sbagliata, eppure la Lazio lunedì ha dimostrato di saper ancora correre (oltre 5 chilometri percorsi più della Juve, meglio negli anticipi, sopratutto nel primo tempo) e lottare in campo. Quindi prima s’è inceppato pure qualcosa nel “cervello”. Inutile nascondere come lo spogliatoio sia rimasto scocciato dal taglio degli stipendi di Lotito, che durante il lockdown aveva promesso il contrario. In particolare gli stranieri (Luis Alberto e Milinkovic) infastiditi dall’atteggiamento, dopo aver rispettato il diktat di rimanere in Italia in attesa dalla ripresa del campionato. Qualche giorno fa il presidente si è affrettato a pagare febbraio e maggio per togliere ogni alibi al gruppo, ma il discorso stipendi aveva già influito in negativo. Per carità, tutta la serie A ha operato decurtazioni per fronteggiare il buco economico, ma forse Lotito avrebbe dovuto tergiversare per lasciare alte le motivazioni di una Lazio con un traguardo tricolore, 20 anni dopo, in ballo. Nonostante qualche mugugno del resto dello spogliatoio (pure sul prossimo ritiro del 23 agosto, con appena due settimane di riposo), i senatori Lulic, Parolo e Immobile avevano comunque trovato l’accordo sul taglio degli ingaggi (marzo saltato e aprile pagato nel prossimo bilancio) con Lotito. Eppure anche Ciro nelle ultime settimane ha cominciato a esternare qualche fastidio. Pubblicamente Immobile assicura di non essere ossessionato dalla Scarpa d’oro, ma da Formello assicurano sia quella la spiegazione lampante del suo crollo emotivo. La Lazio deve crescere in personalità a livello collettivo per lottare di nuovo e meglio per lo scudetto il prossimo anno. Serva a tutti da insegnamento, ma godiamoci la Champions.
Cittaceleste.it
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