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gazzanet
ROMA - Quella contro la Juventus è stata una delle migliori (se non la migliore) Lazio della stagione. Il risultato, 1-2 per i bianconeri, non rispecchia affatto ciò che si è visto in campo.
75' perfetti. La squadra di Inzaghi chiude Ronaldo e compagni nella propria trequarti. Non si vedono tiri nello specchio dalle parti di Strakosha. Tante, forse troppe occasioni non sfruttate dai biancocelesti. Su tutti il bomber, Ciro Immobile. Tutti i tifosi della Lazio avranno pensato "Se fosse entrato quel piattone probabilmente ce l'avremmo fatta...". Invece, niente da fare, altra partita, altra sconfitta contro la Juve e Allegri, ma stavolta non c'è veramente nulla da ridire sulla prestazione dei ragazzi del tecnico biancoceleste.
Sembra chiaro ormai, che la Lazio gioca, fa bene, arriva vicino all'obbiettivo e poi improvvisamente si sgretola, buttando tutto all'aria. Partite come quella di Salisburgo, quella contro l'Inter nell'ultima giornata dello scorso anno e, anche se in maniera diversa, la gara di ieri contro la Juventus, evidenziano che i biancocelesti hanno tante qualità, ma gli manca sempre una mossa per arrivare a dama. In realtà però, questa mossa è formata da più elementi.
Uno corrisponde alle qualità dei calciatori schierabili da Inzaghi. Trattasi dei vari Bastos, Wallace, lo stesso Strakosha, considerati ottimi giocatori dalla società, ma che di fatto, si attestano a un livello minore rispetto a quanto vengono valutati. Sia chiaro, nella gara di ieri, fatta eccezione per qualche piccola sbavatura, i due difensori si sono comportati egregiamente. Ma la sensazione rimane sempre quella che il calo di concentrazione sia dietro l'angolo. Stessa cosa vale per il portiere albanese. Molto difficile l'intervento sul tiro di Dybala, ma i bianconeri hanno colpito praticamente alla prima conclusione tra i pali. Secondo punto, la Lazio non è la Juve, ok, quindi se hai diversi titolari assenti è difficile che i sostituti siano di gran livello.
Ma se si vuole puntare a qualcosa di importante come la Champions League, obbiettivo che il club non raggiunge praticamente da 12 anni (senza contare i preliminari del 2015), anche in questo si deve migliorare. Ecco quindi che si arriva al terzo punto, che in realtà andrebbe messo in cima. Claudio Lotito, patron biancoceleste, considera la Lazio una delle pretendenti per il quarto posto. La squadra, il tecnico e i tifosi ci credono, ma probabilmente la prima a non fare nulla per ambire a ciò è la società stessa. Mai un grande investimento, l'importante è chiudere il bilancio in positivo. Mai il tentativo di crescere. O meglio, la voglia di crescere c'è, ma impiegando sempre le stesse (e poche) risorse, cosa che, nella maggior parte dei casi, porta a fallire l'obbiettivo. Perciò, finché non farà quel saltino la dirigenza, difficilmente la Lazio diventerà matura.
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