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ROMA - Due anni fa fu un autentico scippo. La Lazio perse all'ultima giornata proprio contro l'Inter la Champions, ma in realtà contribuirono una serie di torti arbitrali in stagione a rendere vivo lo scontro diretto quel famoso 20 maggio 2018. Ironia del destino, deciso da una scivolata in area dell'ex de Vrij e da un rigore, prima del definitivo 3 a 2 di Vecino. Domenica c'è stato addirittura il sorpasso, la Lazio ha già sigillato il posto Champions con 17 punti di distacco dal quinto. Sinora non è mai stato ostacolato il trionfale cammino, ma i mugugni pesanti delle ultime settimane stanno cominciando a far tornare il timore a Formello. «Forse a qualcuno dà fastidio la formazione biancoceleste così in alto», è un vecchio ritornello. E' sempre meglio mettere le mani avanti, visto quanto già successo. E persino alla luce del fatto che tanti club di Serie A si siano lamentati e rivolti alla Figc per chiedere al presidente Gravina un maggiore utilizzo da parte degli arbitri del Var: «Per non alimentare ulteriori polemiche che intacchino il nostro campionato». Se ne sono sollevate tantissime due domeniche fa a Parma con D'Aversa furioso per il presunto penalty di Acerbi su Cornelius non concesso da Di Bello, senza nemmeno essere revisionato. Così improvvisamente mezza Italia ha cominciato a concentrarsi su ogni statistica per sottolineare come la Lazio abbia usufruito di ben 14 rigori (11 realizzati) e 2 contro (1 centrato) sinora. E' prima in questa speciale classifica che lascia il tempo che trova: forse in pochi se ne sono accorti, ma anche nel 2017/18 lo era (11 tiri dal dischetto), eppure tantissimi errori arbitrali (Torino, Fiorentina, per dirne alcuni) l'hanno condannata fuori dall'Europa che conta.
Cittaceleste.it
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