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ROMA - È cambiato tutto. La Lazio post lockdown è una lontana parente di quella che abbiamo visto inanellare punti su punti fino ad ottenere la seconda piazza del campionato, una parodia malriuscita in un circo di dilettanti. È cambiato tutto: Inzaghi nel post partita smorza e parla di una Champions quasi ottenuta, come a volersi dimenticare che per un attimo - dalle nostre parti - abbiamo preferito la fantasia alla realtà, come a dimenticare che ad un certo punto l'Aquila ha voluto osare un po' più un là grazie al suo volo maestoso. Ma noi, non ce lo dimentichiamo mica. La Juventus non ha vinto, nemmeno ieri, ma non lo ha fatto nemmeno la Lazio. Ancora. Un punto ha spezzato il trend negativo, ma non basta, non basta per tornare ad andare a dormire con quei sogni nel cassetto. Nel cassetto, non c'è più nulla. Abbracciamo di nuovo, dunque, il realismo, ed il realismo dice - parola di Simone - che mancano 4 punti alla matematica Champions League. Una Champions League desiderata da anni, e, all'improvviso, data per scontata. Mancano 4 giorni a quella che sarebbe dovuta essere la partita più importante della stagione, dove ora andrà inscenato lo spettacolo uno dell'assurdo. A Torino non ci sarà alcuna notte magica, comunque vada. Anzi, le notti magiche non le abbiamo proprio viste i questo grigio mondo calcistico post lockdown. Contro Sarri e Ronaldo, ci si giocherà, ormai, solamente l'onore. E quella soddisfazione, piccola ma bella, di poter dire: "Li abbiamo battuti 3 volte su 3. Peccato per com'è andata. Peccato davvero".
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