- Lazio News
- Calciomercato
- Rassegna Stampa
- Serie A News
- Pagelle
- Primo Piano
- Video
- Social
- Redazione
notizie
Lazio: mister Simone Inzaghi
ROMA - Improvvisamente l’orologio si ferma. Il cuore smette di battere. Il gioco resta sospeso. Così come il tempo. Solo quando la voce di Banti comunica nell’auricolare a Di Bello che il gol di Caicedo è valido, tutto riprende. Le lancette però scorrono al contrario. Istante dopo istante riportano indietro la data. Ventuno anni fa. L’arcobaleno di Almeyda che lascia senza parole un giovane Buffon. Stessa porta, stessa maglia. Era il 26 settembre del 1999. Il primo tassello del secondo scudetto. Caicedo graffia via la polvere su quei ricordi quasi appannati. Un destro che riaccende emozioni che sembravano essersi congelate così come le speranze di tornare a sperare. Di sentire nuovamente il battito accelerato del cuore. I laziali tornano a sognare. E lo fanno in grande. Un abbraccio Capitale stringe Inzaghi. Simone sempre più al centro di una storia d’amore sconfinata. Eccola l’ennesima pagina a tinte biancocelesti. Nessuno come lui. Meglio del mentore Eriksson. Diciotto risultati utili consecutivi. Sven si era fermato a 17 nella stagione precedente al secondo tricolore. Simone nel segno del Maestro. Inteso come Tommaso. L’uomo che per la prima volta realizzò il sogno.
UN AMORE
Inzaghi vuole essere il terzo. Il perfetto connubio tra amore e psiche dei due precedenti. Dallo svedese ha imparato i segreti della panchina, da Maestrelli la passione smisurata per la Lazio. D’altronde vent’anni in biancoceleste, prima da giocatore poi da allenatore, non potevano che portare ad una storia d’amore. Il piccolo Lorenzo che calcia il pallone sul prato dell’Olimpico riporta alla memoria i gemelli Maurizio e Massimo. Il continuo dialogo con il suo numero 10 in campo, invece, ricorda tanto quello tra Eriksson e Mancini. La voce, a fine partita è poca come sempre. Ma quel tanto che basta per tenere tutti con i piedi per terra: «Con una vittoria del genere, la classifica è sempre più bella. Avremmo dovuto fare il secondo gol. Abbiamo meritato, i ragazzi stanno facendo qualcosa di incredibile». Conosce ogni vicolo di Roma e sa che basta poco per essere fatto a pezzi. Ecco perché continua a tenere un profilo basso non parlando mai di scudetto: «Posso dire solo che stiamo tenendo il passo di Juve e Inter». Ma Simone in cuor suo sa che quella appena trascorsa è una sera dei miracoli. Una sera profonda e terribilmente dolce. Che in quattromila hanno passato in uno stadio. Lontano c’è una luce che sta diventando sempre più grande.
Cittaceleste.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA