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ROMA - La Lazio cade ancora. E lancia segnali inquietanti. Se non è crisi d'identità o anche tecnica questa, poco ci manca. Nel giro di quattro giorni, a Ferrara con la Spal e ieri in Romania con una formazione modesta come il Cluji, i biancocelesti rimediano due sberle e riescono nell'impresa di far quasi evaporare le speranze alimentate da due mesi di preparazione più le prime due giornate di campionato con Samp e Roma. Quella Lazio che aveva così tanto convinto, adesso sembra sparita.
Completamente sciolta e irriconoscibile. Una squadra presuntuosa, a tratti disunita e, per certi versi, anche tradita dai suoi uomini migliori. Gente come Milinkovic e Correa, che dopo aver saltato la Spal, invece, di ruggire e trascinare i compagni, quattro giorni dopo affondano ancora di più con prestazioni abuliche, prive di senso logico e tattico. Perfino leader carismatici come Acerbi e Leiva fanno poco o nulla per trovare una soluzione in corsa e tentare di salvare il salvabile. Niente. Ma quello che emerge più di ogni altra cosa sono le scelte dell'allenatore, non tanto nella formazione iniziale con Jony, che ha dato almeno i segnali, quanto la decisione di rinunciare a tre titolari come Luis Alberto, Immobile e Radu alla prima uscita in Europa League. Non era ancora accaduto che al debutto internazionale, l'allenatore li lasciasse addirittura a casa. Una scelta che fa venire anche strani pensieri. Un segnale alla squadra, ma anche agli avversari, forse un po' troppo sottovalutati. Uno tra il centravanti e lo spagnolo, se non tutti e due, avrebbero fatto comodo nell'ultima mezzora. L'immagine della Lazio è presente nel suo portiere, che esce dalla sua porta in modo avventato, guardando il pallone senza sapere cosa fare. Ma anche nel proprio allenatore che, una bella partita, sottolinea che “la Lazio meritava la vittoria”. Una presa di posizione non coerente con quanto accaduto nella ripresa. Inzaghi giustifica e protegge i suoi ragazzi, ma forse è arrivata l'ora di urlare e farsi sentire a dovere. Parma e soprattutto Inter all'orizzonte, adesso incutono timore.
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