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Di Valerio Marcangeli.
ROMA - Archiviati gli impegni delle Nazionali, ora si torna a fare sul serio. La Lazio ha iniziato a preparare la trasferta del Mapei Stadium contro il Sassuolo che riaprirà le danze in Serie A. I biancocelesti provengono da un mese quasi perfetto con un pareggio e quattro vittorie di fila.
Per questo l'imperativo sarà quello di dare continuità per mantenersi al terzo posto. Ma questa Lazio ci può arrivare al fatidico obbiettivo Champions? Lo abbiamo chiesto all'ex difensore del club capitolino Angelo Gregucci. Ecco come ha risposto in esclusiva per Cittaceleste.it rivelando anche qualche simpatico aneddoto sul famoso Milan-Lazio di trent'anni fa, quando lui era in campo.
Che Lazio hai visto nell'ultimo mese?
"Sotto il profilo delle prestazioni ho visto una grande squadra. Peccato che non sia stata conclamata la prestazione con il risultato anche in Europa. Clamoroso che le due partite contro il Celtic abbiano coinciso con una sconfitta. Dire che in entrambi i match la Lazio potesse fare 6 punti era tutt'altro che un'eresia. È stato un vero peccato, ma il calcio sintetizza tutto nel risultato e quando manchi tante opportunità ecco come va a finire. Per il resto i biancocelesti stanno andando benissimo".
Quanto sarà importante la sfida contro il Sassuolo?
"Sassuolo è sempre una gara pericolosa. La squadra di De Zerbi propone un calcio diverso dagli altri, ma al netto la Lazio ha la necessità di continuare la striscia positiva per diversi motivi. Innanzitutto significherebbe mantenersi al terzo posto. Ciò di conseguenza comporterebbe a una crescita di autostima. I biancocelesti comincerebbero ad autoconvincersi che l'obbiettivo Champions può essere alla portata".
C'è un giocatore che ti sta particolarmente entusiasmando in questo periodo?
"Parto dai nazionali italiani. Questi ultimi stanno onorando la maglia biancoceleste rendendo i tifosi orgogliosi anche per le prestazioni con l'Italia. Parlo ovviamente di Acerbi e Ciro (Immobile, ndr). Poi passo a un giocatore che in carisma è già di patrimonio internazionale come Lucas Leiva, per arrivare a picchi tecnici come Correa e Luis Alberto. Senza dubbio c'è anche Milinkovic. Il Sergente potrebbe far meglio anche in Nazionale, ma la Serbia è sempre enigmatica. È una fucina di grandi talenti, ma povera di risultati. È così fin da quando erano tutti uniti nella Jugoslavia".
Tu il 3 settembre 1989 eri in campo...cos'hai pensato al triplice fischio di Milan-Lazio e al tabù sfatato dopo trent'anni?
"Ho pensato 'E menomale, era ora!' (ride, ndr). Era ora perché, certamente fa piacere quando ti ricordano per i risultati sul campo, ma se chiedi a qualcuno che vide quella gara del 1989 ti posso garantire che fu uno dei casi in cui dissi 'Menomale che questi li incontriamo solo due volte all'anno'. Ci presero a pallonate. Può essere che il Dio del calcio ha detto 'vi faccio vincere oggi, ma poi dovrete aspettare altri trent'anni' (ride, ndr). Siamo stati elogiati, ma ripeto, se qualcuno ha visto quella partita ti dirà che ci hanno preso a pallonate. Per questo al triplice fischio di due settimane fa ero felice".
La squadra ci può puntare veramente al posto Champions? E sul mercato faresti qualcosa?
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