ROMA - Il Tucu non ha paura di tirare il calcio di rigore. Eppure è proprio da questi particolari che ora si giudica il giocatore. E anche l'allenatore. Per colpa sua, pure Inzaghi passa dalle stelle alle stalle, da possibile eroe dei cambi a imputato sulla lista dei rigoristi. Dopo l'espulsione di Leiva, a sorpresa, Simone toglie bomber Immobile e punta su Correa. Ha ragione sulla scelta.
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Correa, manca sempre quel “Tucu” per fare il salto
Secondo rigore sbagliato in carriera, appena 9 gol su 72 gare in Serie A
Nel primo tempo, tranne un tacco per Ciro, l'argentino non ne azzecca una, nel secondo accelera. Con la Lazio in 10 (e senza nessuno a limitargli lo spazio) rinasce, fa impazzire la difesa del Bologna, fa espellere Medel e regala alla Lazio una nuova speranza. Peccato sia sempre lui a infrangerla non appena si trovi in prossimità della porta. Prima su un rimpallo, a tu per tu con Skorupski, cerca il tocco sotto le gambe e si mangia la rete in area. Poi decide di calciare il rigore conquistato da Acerbi sulla traversa e fa svanire la vittoria. Sbaglia, chiude gli occhi, tira di potenza. Inzaghi è disperato, ha le mani sulla testa. Anche se non punta il dito contro di lui in conferenza: «Il nostro rigorista è Immobile, quando non c'è lui abbiamo tre giocatori che possono calciare: Luis Alberto, Correa e Jony. Joaquin aveva tanta voglia, avrebbe meritato il gol. Ero fiducioso, solitamente in allenamento non sbaglia. Il calcio è questo, sarebbero stati tre punti importanti. Nel primo tempo il Bologna ha tenuto un grandissimo ritmo, per il secondo siamo rammaricati del risultato. Non c'è mai una spiegazione, Correa è uno dei rigoristi, se la sentiva e in allenamento mi ha dato molte rassicurazioni». Eppure non confermano i precedenti.
PRECEDENTE
Contano i numeri. Corrrea aveva battuto solo un penalty ufficiale in carriera prima di ieri. Lo aveva fallito (parato) il 26 febbraio 2017 in Champions contro il Leicester. A Siviglia però quel flop non era costato tre punti. Adesso possiamo pure attaccarci ai legni, salgono addirittura a sette quelli colpiti. Nessuno ha avuto più sfortuna della Lazio nei primi cinque campionati europei, ma vanno comunque considerati errori. La verità è che il Tucu non riesce mai a trasformare in gol i tiri. Anche al Dall'Ara è il solito Dottor Jekyll e Mr Hyde. Decisivo nel bene e nel male, prendere o lasciare. Correa crea e poi sbaglia, ora però è sempre più croce che delizia. Nove centri (e 7 assist) in ormai 72 gare di Serie A. Una punta non si può più solo giudicare dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia.
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