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ROMA - E ora chiamatela pure “zona Lazio”. Dieci punti conquistati nei finali di gara, esattamente dal minuto 83 al minuto 92. Questione di maturità. Quella che finalmente i biancocelesti sembrano aver raggiunto. Dal baratro dell’0-3 contro l’Atalanta al 2-1 di Sassuolo ci passa una mondo. Basti pensare che fino al minuto 70 della partita contro la squadra di Gasperini la Lazio aveva un ritardo di 8 punti dai bergamaschi e ora ne ha 5 in più. Un balzo incredibile di 13 lunghezze. E uno slancio così non è certo casuale o frutto della fortuna. C’è un processo di crescita incredibile. La squadra ha raggiunto la consapevolezza di essere forte. Di avere giocatori in grado di fare la differenza e un gruppo solido. Un lavoro di squadra. Un “lavaggio del cervello”. Al martellamento costante del tecnico Inzaghi durante gli allenamenti si è aggiunto anche il presidente Lotito. Dopo la sfuriata in cui rimproverava la squadra di non avere gli attributi ha cambiato registro rivolgendosi ai giocatori come un padre. Colloqui di gruppo e privati. Nessuno escluso. Lotito ascolta tutti. Una strategia vincente. Più o meno tutti si sentono parte di un progetto. Un progetto che ha come obiettivo la Champions. GRAFFI Serve toccare il fondo per risalire in alto più forti di prima e così è stato. Inzaghi e la squadra sembravano essersi schiantati sul gol di Papu Gomez. Poi la carica nello spogliatoio che ha acceso la scintilla. Ora la Lazio arde di passione. Brucia chiunque le si avvicini. Atalanta raggiunta e superata al minuto 92 grazie a Immobile. Cinque vittorie consecutive, secondo miglior attacco del campionato, Immobile capocannoniere e quarta miglior difesa del torneo. Numeri da big. Subito dopo l’Atalanta è stato il turno della Fiorentina. Ancora Ciro protagonista con la testata vincente a sessanta secondi dal fischio finale. Facile vittoria con il Torino, la zona Lazio torna a Milano con il tabù del San Siro rossonero sfatato dopo ben 30 anni. Minuto 83, gol di Correa e Milan ko per 2-1. Tutto facile anche contro il Lecce nella gara successiva. Infine la vittoria più importante. Quella forse più difficile. Superato anche l’ostacolo del rientro dalla sosta. Tutti sulle spalle di Caicedo. Il piede perno sulla caviglia dolorante poi il tiro di destro, non proprio il suo piede preferito, che s’infila all’angolino. La corsa sfrenata l’abbraccio di tutta la panchina e la convinzione di essere una grande squadra.
Prospettive da sogno nello spazio di un mese. Mondo ribaltato in 60 giorni. Il 15 settembre la Lazio perdeva al minuto 92 contro la Spal. Oggi è terza.
Cittaceleste.it
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