Si è sempre dovuto guadagnare tutto col sudore Ciro Immobile: non hanno mai contato nulla i suoi numeri. C’è sempre stato qualcuno pronto a mettere in dubbio un giocatore capace di segnarecentocinquanta goal in cinque stagioni alla Lazio e vincere una scarpa d’oro. Ma Ciro non si è mai arreso, ha continuato a lavorare per prendersi tutto, anche quella Nazionale che sembrava ormai una maledizione.
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È la notte di Immobile, pronto a smentire anche gli ultimi scettici
Il bomber di Torre Annunziata si è preso la Nazionale: Mancini gli ha dato fiducia, Ciro partirà titolare per provare a non uscire più
Il confronto con Belotti
Quando Roberto Mancini si è seduto sulla panchina degli Azzurri ha trovato una squadra con il morale a terra, da ricostruire dopo l’esclusione dal Mondiale. Normale provare, quindi, diverse soluzioni, in ogni ruolo. Al di là degli esperimenti, però, con il tempo è diventato chiaro come il posto da titolare al centro dell’attacco fosse una corsa a due. Immobile contro Belotti, King Ciro contro il Gallo, sei goal in quattordici presenze contro sette reti in diciotto apparizioni nella gestione Mancini. Un dualismo incomprensibile, se si guarda ai numeri con le squadre di club. Numeri normali per Belotti in campionati non esaltanti del Torino, numeri incredibili per la scarpa d’oro Immobile in stagioni con una Lazio protagonista. Ma come si spiega allora questo dualismo?
La scelta di Mancini
Semplice: Inzaghi aveva disegnato una Lazio a misura di Immobile, Mancini non aveva fatto lo stesso in Nazionale. E, sia chiaro, senza entrare nel merito delle valutazioni: giusta o sbagliata che fosse, la decisione era stata quella. Mancini ha voluto tenere sempre in bilico i suoi attaccanti, quasi a volerli sfidare a far sempre meglio.
Ma con l’Europeo sempre più vicino una scelta doveva essere fatta e il CT ha scelto. Ha messo al centro della Nazionale Ciro Immobile, gli ha costruito un attacco su misura. Da una parte Lorenzo Insigne e un’intesa costruita sin dai tempi di Pescara. Dall’altra, Berardi titolare e Chiesa in panchina: meno corsa e cross dal fondo, più tagli verso il centro del campo, per mettere Ciro nelle migliori condizioni. Niente spalle alla porta, ma gioco in verticale e attacco alla profondità. Chiavi dell’attacco affidate al bomber di Torre Annunziata, che stasera vuole lasciare il segno e convincere anche chi, ancora oggi, non lo valuta per quello che è. Un grande, grandissimo attaccante e, senza possibilità di discussione, a oggi la miglior punta del panorama italiano.
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